N. Dicembre 2018
a cura di Ezio Viola
Managing Director, The Innovation Group
Dai primi di settembre fino a poche settimane fa, le quotazioni del bitcoin e di tutte le principali criptomonete sono rimaste pressoché stabili, poi nelle ultime settimane le quotazioni sono precipitate a meno di 4000 euro lontanissime dai valori fatti segnare a fine 2017, quando arrivarono a un passo dai 15 mila euro. Un piano inclinato sul quale stanno rotolando tutte le criptomonete che sfruttano la tecnologia blockchain. Lo scoppio della bolla è arrivato anche se i sostenitori del bitcoin ricordano come la moneta virtuale fosse stata data per morta anche in passato. Per paradosso, tutto questo accade nel momento in cui il bitcoin sta tornando alle origini: passata la sbornia finanziaria, ora ci si concentra sulle sue ricadute pratiche. Al punto che banche centrali e istituzioni finanziarie di tutto il mondo stanno cominciando a “studiarne” le possibili applicazioni nell’economia reale e, non a caso, sul mercato si stanno affacciando le “stable coins”, criptomonete ancorate a valori più “stabili”: una valuta come il dollaro o una materia prima come l’oro. In questo modo, la moneta virtuale si mette al riparo da speculazioni eccessive e può essere usata per lo scopo per cui era stata creata.
Comunque è sempre importante disaccoppiare bitcoin e in generale le criptomonete dalla blockchain quando si deve guardare a investimenti di lungo termine su una tecnologia infrastrutturale. Le criptomonete sono soggette a speculazione mentre la blockchain e le distributed ledger technology sono molto più fondamentali come piattaforme per lo sviluppo di applicazioni decentralizzate in diversi settori, processi e aree funzionali aziendali e della pubblica amministrazione. Guardando allo stato di queste applicazioni potenziali ci sono diverse ragioni per dire che lo sviluppo e l’utilizzo della blockchain è appena all’inizio. Incominciano ad emergere use case con user experience (UX) migliori, crescono le blockchain private, si sta consolidando la nascita e la maturazione di un ecosistema legato alla blockchain e una regolazione che non solo la guarda con interesse ma può facilitarne lo sviluppo. Ci sono più di 2000 applicazioni che si basano sulla blockchain anche se nessuna ha raggiunto una dimensione di utilizzo significativa dovuto alla carenza di UX, di infrastrutture e use case di valore perché molte sono nate col principio di portare in un modello decentralizzato use case pensati per modelli centralizzati. Le imprese stanno emergendo come un driver della blockchain anche se le blockchain pubbliche hanno attratto la maggior parte dell’interesse e dell’hype sia tecnologico sia degli investitori. Esiste un ampio spettro di use case per la blockchain in azienda ma quelle su cui sembra finora si stiano focalizzando la maggior parte delle aziende sono nell’ambito dei servizi finanziari e nell’ambito della ottimizzazione della supply chain. Così come è sorprendente che tra gli early adopters ci siano i governi. Basta qui citare la Svezia che sta portando il catasto sulla blockchain, la Finlandia che la utilizza per la gestione degli immigrati, l’Estonia che usa una Identità digitale basata sulla blockchain per diventare la prima full digital republic, così come Canada e Brasile che tra gli ultimi stanno realizzando piattaforme basate sulla blockchain.
Da segnalere anche una recente notizia importante poco in evidenziata sui media. Il Parlamento Europeo ha pubblicato il 3 Ottobre una risoluzione sulla blockchain (“Building trust with disintermediation”) confermando che l’Europa è leading edge nella regolazione di questo importante vettore di cambiamento. Questo documento tratta I principali e più importanti aspetti della blockchain: identità, supply chain, denaro programmabile/pagamenti e copre diversi settori, quali quello finanziario, la pubblica amministrazione, la sanità, l’energia, l’ambiente, i trasporti etc. Inoltre discute smart contract e gli aspetti di sicurezza e interoperabilità. Dimostra un profondo livello di conoscenza e si spera di vedere risoluzioni simili nei parlamenti nazionali magari proprio da parte anche del nostro Paese visto che nella nuova legge di bilancio sono previsti stanziamenti per la blockchain e l’Italia ha già aderito alla inziativa europea in merito. Un altro segnale di stabilità deriva dal fatto che gli investimenti in ICO si stanno normalizzando in valori e modalità con l’emissione di utility e security token e non di ICO pubbliche poco regolate e trasparenti come avvenuto fino a poco tempo, creando un ulteriore bolla speculativa.
Nonostante infatti il danno causato dall’hype cycle dell’anno scorso, la blockchain è pronta per essere un fattore anche disruptive per alcuni settori. Tuttavia, resta da fare molto lavoro su tutti i fronti, dalla tecnologia di base, all’ecosistema degli sviluppatori agli utenti, alle modalità di finanziamento e, naturalmente, all’aspetto normativo e regolatorio. Con l’avvento di protocolli di più alto livello, di più strumenti di sviluppo e infrastrutture di supporto e organizzazioni che iniziano a lanciare le proprie Distributed App, riteniamo che nei prossimi 12-24 mesi si vedranno le prime Distributed App che otterranno un’adozione del mercato più ampia, così come vedremo più casi d’uso per la blockchain in azienda e verso l’esterno come base anche per la creazione di ecosistemi di business. Nel frattempo, la regolamentazione, che si è rivelata rigida fino a poco tempo, sarà un fattore positivo e un abilitatore a lungo termine. No, la blockchain non è finita e solo all’inizio anche se il bitcoin è “scoppiato”.
Ricevi gli articoli degli analisti di The Innovation Group e resta aggiornato sui temi del mercato digitale in Italia!