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Ascoltiamo i dati: ci parlano e fanno bene al business

 

Una web conference gratuita organizzata da TIG illustra come l’analisi dei dati sia fondamentale sia nell’attività quotidiana di un’azienda, sia nella pianificazione del proprio business

Le business application rappresentano il valore di tutte le aziende, il vero cuore che le fa funzionare e le mette in contatto sia con i comparti interni, sia verso l’esterno, con i fornitori da un lato e i clienti dall’altro. Sono applicazioni quali l’ERP, o il CRM, le quali sempre di più riescono a ottimizzare le proprie performance grazie a un nutrimento speciale, fino a qualche anno fa escluso dalla propria dieta: i dati.

Dati che, metabolizzati grazie agli algoritmi e ai meccanismi di intelligenza artificiale, riescono a dare informazioni fondamentali, altrimenti perse, per il funzionamento ottimale dell’azienda in tutte le sue parti, da quelle amministrative a quelle produttive, potendo inoltre accedere a fonti esterne per poter avere un quadro il più completo possibile e dare, così, risposte più allineate con le necessità proprie e dei propri clienti.

Sono i concetti base delle aziende data driven, ossia quelle realtà che non ignorano o sottovalutano i vantaggi che possono arrivare dai dati, anche da quelli meno evidenti, i quali se processati, filtrati, contestualizzati, forniscono il loro vero carburante per muoversi verso il futuro.

E proprio sui dati, e sull’esperienza di aziende che del data driven hanno fatto la propria strategia di mercato e di sviluppo futuro, che si è concentrato il confronto tra i partecipanti alla Web Conference “I dati parlano. Le aziende ascoltino”, tappa del percorso Ecosystem dedicato partner fornitori di tecnologie IT, organizzata recentemente da TIG (The Innovation Group). Due ore durante le quali si è potuto avere un quadro generale su quanto le aziende italiane stanno investendo, attualmente o in previsione per i prossimi anni, sulla potenzialità dei dati, come si stanno predisponendo sia dal punto di vista infrastrutturale, sia da quello applicativo e sui progetti che si stanno sviluppando e che traggono valore sia dalla “spremitura” dei dati sia, importantissimo, dall’utilizzo (e condivisione) dei dati altrui, nell’ottica della formazione di un ecosistema di dati i cui detentori traggono reciprocamente valore l’uno dall’altro.

Un fenomeno, quello dei dati, che proprio TIG, grazie alla propria attività di ricerca e analisi, descrive essere tra gli argomenti di primario interesse tra le aziende italiane, le quali pongono i dati al centro degli investimenti di quest’anno.

Tra i progetti digitali innovativi, infatti, la voce “Big Data” appare essere primaria per il 35% (su un panel di 213 aziende di medio/grandi dimensioni che sono state intervistate nel corso di un survey qualitativo agli inizi di quest’anno), al secondo posto per importanza, dopo l’innovazione nello sviluppo del software; l’Intelligenza Artificiale e le tecnologie di Machine Learning hanno tenuto occupato il 27% del campione (nel 2021 sono stati fatti, invece, progetti su AI per il 37% degli intervistati), mentre l’Advanced & Predictive Analytics è stato oggetto del 13% dei progetti 2022 (nel 2021 lo sono è stato per il 21%).

Il percorso verso la lo status di data driven company procede a passi sostenuti.

Il 65% dichiara infatti che i dati rappresentano un asset fondamentale della propria azienda, il 43% pensa a un incremento dell’uso dei data lake nei prossimi anni, e il 31% degli intervistati si sente ormai pronto a lanciare innovazioni basate sui dati, grazie anche al fatto di essere riusciti ad avere in azienda delle figure preposte alla data analysis (30%) ed essere riusciti a trasferire una cultura trasversale in azienda sull’importanza dei dati (24%).

Progetti Data Driven che vengono prevalentemente (57%) impiegati in ambito insight e reporting per migliorare il time to market; in advanced analytics per l’ottimizzazione delle attività di decision making (49%); predictive analytics (47%) e real time analytics per la rilevazione delle anomalie e degli errori e conseguente riduzione dei costi (38%).

Un lavoro che le aziende stanno portando avanti grazie alla consulenza e contributo di partner tecnologici e società di servizi IT (43%) i quali sono in grado di accompagnare i loro clienti nel processo di trasformazione digitale fin dalle prime fasi.

Progetti che ormai stanno iniziando a uscire dai confini stessi delle aziende, intraprendendo quella seconda fase che ne eleva il valore grazie alla condivisione del prezioso bagaglio dei dati.

“i confini dei diversi settori industriali sono sempre più sfumati – ha commentato Maurizio Brioschi, business developer director & foresight manager di Cefriel -, e cresce la necessità di confrontarsi con i vicini di settore e che conoscono in altro modo i nostri clienti. Perché il valore dei dati non è intrinseco ad essi, ma diventa valore nel momento in cui permette di instautrare una relazione. Non basta più, infatti, spremere e conoscere il valore dei nostri dati, bisogna anche capiore come scambiare dati con gli altri, al proprio interno, tra le aziende di uno stesso gruppo, nelle filiere, ma anche oltre”.

Serve quindi creare un luogo d’incontro basato su regole. Regole legal, organizzative, di processo, e tecnologiche. Tutto questo per la creazione di un ecosistema che può essere sia nel privato, sia nel pubblico o all’interno di una filiera di partner.

Un esempio di questi è il progetto E015, gestito da Regione Lombardia. È un ambiente in cui si può entrare in qualsiasi momento, ma per farlo bisogna sottoscrivere un contratto gratuito in cui si definiscono le regole sia per fare utilizzare i propri dati, sia per poter fruire dei dati degli altri. Si tratta di un’iniziativa nata da Confindustria e Confcommercio in occasione dell’Expo 2015, e ha l’obiettivo di facilitare la nascita di relazioni digitali tra più interlocutori. A oggi sono circa 700 le aziende che si sono iscritte, ma l’importanza sono le relazioni digitali che si sono attivate, che a oggi sono circa 500.

“Un esempio concreto di relazione digitale è quello che si è attivato tra Malpensa Express di Trenord, la linea ferroviaria che collega la stazione di Cadorna di Milano con l’aeroporto di Malpensa, e la tabella degli orari degli aerei gestita da SEA – descrive Brioschi -. Bagagli di dati che possono essere fruiti da entrambe le parti. Da un lato le stazioni di Trenord avranno accesso, mostrandoli, alla situazione dei voli aerei in partenza da Malpensa aggiornata in tempo reale e, dall’altro, gli utenti di Malpensa potranno vedere i messaggi aggiornati delle situazioni dei treni da e per Malpensa o Milano, dai ritardi, agli orari effettivi e altre informazioni alle condizioni reali”.

La stessa cosa può valere per tantissimi altri soggetti iscritti, come tra le proloco e gli enti promotori delle zone turistiche lombarde e le disponibilità alberghiere locali o, ancora, estendere in maniera massiva le informazioni all’esterno, creando un vero e proprio ecosistema che funziona grazie all’interconnessione dei dati.

Un esempio potrebbe essere, sempre legato agli scali aeroportuali, la gestione dei carichi per gli aerei cargo, a partire dalla richiesta di accesso dei camion ai valichi d’accesso, all’allertamento dei magazzini in tempo, la gestione delle persone e gli strumenti adibiti al carico, inreconnessiona con le compagnie aeree, come anche dogane e uffici di controllo sanitario e tanto altro amncora. In un sistema certamente complesso, ma interconnesso, che possa operare agevolandosi dei dati l’un l’altro scambiati.  

 

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