Scelta l’app italiana di contact tracing. Si chiamerà “Immuni” e utilizzerà il bluetooth per monitorare i cittadini: i dati saranno del tutto anonimi e i cittadini verranno identificati tramite ID. Il ruolo della tecnologia sarà cruciale anche nella fase 2, quella della ripresa.
Dopo la call dello scorso 24 marzo per sviluppare progetti di telemedicina e monitoraggio degli spostamenti dei cittadini per contrastare il coronavirus, adesso il gruppo di esperti nominato dal ministro Paola Pisano ha scelto l’applicazione che darà avvio al contact tracing in Italia e che dovrebbe essere operativa da inizio maggio. L’app si chiama “Immuni” ed è stata realizzata dal Centro Medico Santagostino e dalla software house Bending Spoons, una delle principali aziende europee sviluppatrici di app per iOS e tra le prime venti aziende al mondo per download.
Dopo l’ok del commissario straordinario per l’emergenza sanitaria Domenico Arcuri, adesso si attende l’approvazione di Vittorio Colao, a capo della task force che nella fase 2 si occuperà di proporre al governo le modalità con cui riprendere gradualmente le attività economiche, sociali e produttive.
Nel dettaglio l’app si compone di due parti. La prima permette, attraverso un sistema di tracciamento basato su tecnologia bluetooth, di monitorare la vicinanza di due smartphone nell’arco di un metro: una volta installata, l’app conserva una lista di codici identificativi e anonimi di tutti gli altri dispositivi che ha incrociato. Soltanto qualora il cittadino dovesse risultare positivo ai test, le informazioni raccolte dall’app verranno condivise con il personale sanitario e si potranno contattare tutte le persone che potrebbero essere state esposte al contagio.
La app ha, inoltre, una seconda funzione, includendo una cartella clinica contenente le informazioni rilevanti dell’utente e un diario della malattia da aggiornare regolarmente.
Fonte: La Repubblica
Va chiarito che l’installazione dell’app sarà volontaria da parte del cittadino e che non verrà rilevata la posizione di chi la utilizza, un tema quest’ultimo particolarmente dibattuto e su cui più volte si sono scontrati il ministro Pisano e il commissario Colao (che optava, invece, per la geolocalizzazione). Del resto, l’utilizzo del bluetooth era stata la soluzione preferita anche dalla Commissione Europea che, in accordo con il Comitato europeo per la protezione dei dati (European data protection board – Edpb), qualche giorno fa aveva annunciato la volontà di promuovere un approccio pan-europeo allo sviluppo dell’app. Nel dettaglio, le disposizioni europee indicavano l’utilizzo volontario, l’anonimato e l’applicazione del bluetooth come le caratteristiche principali per la creazione delle soluzioni tecnologiche, un approccio condiviso anche dal Garante Privacy Antonello Soro.
In generale il ruolo delle app sarà cruciale nella fase della ripartenza. Pare, infatti, che oltre ad “Immuni”, sarà prevista anche un’altra applicazione che consentirà la circolazione degli individui evitando di scaricare e compilare l’autodichiarazione e che permetterà di essere controllati tramite un QR Code identificativo. Per adesso l’idea è quella di sfruttare l’app IO che permetterà al cittadino di identificarsi tramite SPID o Carta di Identità Elettronica e di compilare l’autodichiarazione.
Già in precedenza avevamo affermato che il Covid-19 ha fatto risplendere la tecnologia di luce propria. Soluzioni tecnologiche e digitali altamente innovative si sono già dimostrate fortemente efficaci nella fase di lockdown ed il ruolo di “Immuni” si appresta ad assumere la stessa rilevanza che hanno avuto finora (e continueranno ad avere) il remote working/learning e l’e-commerce. Un’utilità, del resto, ampiamente riconosciuta: sono diversi i programmi annunciati in questi giorni che vedono nella “digitalizzazione” dei processi e dei servizi una delle componenti principali per la ripresa del Paese. Quella del “post-Coronavirus” sarà, dunque, un’Italia (anche) più digitalizzata?