The Innovation Group ha analizzato lo scenario dell’innovazione nelle aziende del paese più contiguo al nostro. Diversi punti in comune e qualche peculiarità delineano un quadro di crescita graduale e ispirata, nei casi migliori, dal supporto del top management.
Dopo aver già lo scorso anno indagato sullo stato di avanzamento della trasformazione digitale nelle aziende del Canton Ticino, The Innovation Group ha realizzato una nuova e più estesa ricerca utile per comprendere con maggior dettaglio quali siano attitudini e percorsi intrapresi su questo fronte in tutto il territorio della Svizzera.
In collaborazione con Tinext e VMware, è stata costruita un’analisi di natura quantitativa, basata su un campione di oltre cento aziende, suddivise in modo più o meno equo fra i tre cantoni del paese confinante con l’Italia. L’indagine ha coinvolto per una buona parte figure di responsabilità nell’information technology e nell’innovazione, ma poco più di un terzo appartiene al management delle aziende. Sono stati rappresentati tutti i principali settori industriali elvetici, con un peso leggermente superiore per l’industria manifatturiera (31%), la sanità (12%), commercio (11%) ed energy & utilities (9%). Anche in termini di dimensionali, si è registrata una certa equità fra Pmi (fino a 249 dipendenti), medie imprese (fino a 499 dipendenti) e realtà più complesse.
Innanzitutto, si può notare come gli investimenti Ict preventivati per il 2023 siano in Svizzera prevalentemente stabili rispetto all’anno precedente (41%) oppure in aumento contenuto a un massimo del 10% (36%). C’è anche un 11% che ha indicato di aver subito riduzioni di budget. Volendo fare un raffronto con l’Italia, dove The Innovation Group ha realizzato un’estesa indagine di scenario all’inizio dell’anno, si nota come da noi la tendenza all’aumento della spesa Ict sia più spiccato (il 58% ha previsto un segno positivo fra l’1 e il 10%), forse anche per un maggior ottimismo legato a una fiducia sull’allentamento di alcune condizioni negative (inflazione, guerra in Ucraina), che invece fin qui non si è verificato.
Le aziende svizzere hanno indicato essenzialmente fattori organizzativi quali elementi di innesco di progetti di trasformazione digitale. Sopra a tutto, si trova la necessità di avere a disposizione le competenze necessarie, siano esse interne (34%) o acquisite sul mercato (32%). Più o meno sulla stessa linea, si colloca il supporto delle linee di business coinvolte direttamente (32%) o del top management (26%). Altrettanto rilevanti sono gli aspetti economici, che si tratti di disponibilità interne (30%) o finanziamenti reperiti all’esterno (21%).
Date queste premesse di scenario, la trasformazione digitale nelle aziende svizzere appare un processo sostanzialmente avviato, ma tuttora in pieno corso. Tutte le aziende del campione sono impegnate su questo fronte o lo saranno a breve, ma il 48% ha indicati di essere in fase di implementazione e il 9% si è bloccato dopo aver avviato iniziative. Le piccole e medie imprese, alle prese con processi meno complessi, hanno mostrato uno stato di avanzamento un pochino migliore, mentre quelle grandi appaiono più indietro e nel 27% non sono ancora partite.
Forse anche per la presenza di una quota significativa di aziende appartenenti al settore manifatturiero, la principale priorità emersa per le iniziative di trasformazione digitale riguarda la revisione e ottimizzazione della supply chain (38%), alla luce anche degli effetti legati allo scenario post-pandemico e geopolitico. Tuttavia, la vicinanza al business appare il vero elemento discriminante visto che il 33% ha indicato quale priorità l’accelerazione dell’agilità e il 26% obiettivi di maggior efficienza e riduzione dei costi. Interessante notare che anche un’evoluzione data-driven delle aziende appare ben delineata tant’è che il 28% ha indicato l’automazione delle attività analitiche e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sempre applicata al business.
Il percorso verso la trasformazione è lastricato di problematiche che, in buona parte, devono ancora essere risolte. Spicca soprattutto la presenza di costi giudicati alti o non preventivati (47%), ma non sono da trascurare la difficoltà nell’individuare fornitori It adeguati (31%) e un’assenza ancora marcata di strategie e definizione di percorsi strutturati (28%).
Il cloud viene indicato come principale fattore abilitante dell’innovazione e oltre la metà delle aziende analizzate continuerà a investire sia sul fronte infrastrutturale che applicativo in questa direzione. A questo si può aggiungere il peso della compliance-as-a-service nei progetti digitali in corso, in ragione dell’entrata in vigore in Svizzera della nuova legge sulla protezione dei dati (molto simili al nostro Gdpr) prevista per settembre. Internet of Things e sviluppo software agile appaiono altre aree di innovazione destinate ad attirare l’attenzione delle aziende.
Da notare, infine, come il ruolo della funzione It in Svizzera appaia, rispetto all’Italia, maggiormente associato al supporto diretto di iniziative di innovazione e strategie legate al business. Da noi prevale la presenza di un’It ancora molto legata alla gestione dell’infrastruttura tecnologica e, quindi, tutt’al più funzionale a un’innovazione strategica che viene decisa in altri dipartimenti delle aziende.
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