Le aziende italiane non escludono l’espansione geografica, nonostante i mala tempora. Viviamo nella paura di una recessione globale e nello scenario di un mondo sempre più chiuso e frammentato, anche a causa della guerra in corso in Ucraina. All’ultimo World Economic Forum di Davos si è parlato di una possibile fine della globalizzazione, mentre le tensioni geopolitiche tra i Paesi Nato e l’asse Russia-Cina hanno già causato rialzi nei costi dell’energia e delle materie prime. Eppure le aziende italiane non sembrano paralizzate di fronte alle tante crisi del presente. Questo, almeno, racconta un nuovo studio condotto da una società di ricerca indipendente per conto di Equinix, cioè l’ultima edizione dell’annuale “Global Tech Trends Survey” (2.900 responsabili IT di aziende delle regioni Nord e Latino America, Asia Pacifico ed Emea, che hanno risposto a un questionario online a marzo 2022).
Tra i professionisti IT italiani, il 57% ha dichiarato che la propria azienda sta pianificando un’espansione da realizzare a breve (nei dodici mesi successivi al sondaggio), allargando il business a una nuova città (21%), in un nuovo Paese (29%) o in una nuova macro regione geografica (21%). In quanto società di servizi di connessione Internet e data center, Equinix ha sondato le conseguenze tecnologiche di questi previsti investimenti, scoprendo che il 49% delle aziende italiane supporterà la propria espansione geografica attraverso l’adozione del cloud. Si prevedono, quindi, investimenti per implementazioni virtuali su macchine bare metal, per soluzioni di colocation carrier-neutral e per servizi di interconnessione.
Certo, questi dati andrebbero verificati forse adesso, alla luce degli sviluppi geopolitici degli ultimi mesi e del ripetuto fallimento della diplomazia internazionale nei propri tentativi di metter fine alla guerra, quella armata e quella commerciale. E non possiamo escludere che alcuni dei dati emersi dal sondaggio oggi sarebbero accentuati in senso negativo. Già lo scorso marzo il 54% dei responsabili IT italiani segnalava nella propria azienda problemi di fornitura, dovuti alla situazione mondiale delle supply chain. In particolare, la scarsità di semiconduttori (l’ormai famigerato chip crunch) veniva percepita dal 56% degli intervistati italiani come una minaccia per la propria attività.
In ogni caso, i dati di Equinix sono una testimonianza di quella resilienza di cui tanto si è parlato negli ultimi due anni. La pandemia, in tutta la sua drammaticità, ha anche prodotto nelle aziende delle conseguenze positive (ma forse dovremmo definirle come necessarie). Per il 48% dei responsabili IT del nostro Paese, il covid ha spinto l’azienda ad accelerare la propria evoluzione digitale, mentre il 59% pensa che i cambiamenti tecnologici e i frutti degli investimenti effettuati tra il 2020 e il 2021 perdureranno nel tempo.
“La proliferazione dei dati in Italia sta dando vita a un’economia digitale in crescita e a modelli di business in rapida evoluzione, e questa indagine conferma che l’interconnessione è al centro di questa trasformazione digitale”, ha dichiarato Emmanuel Becker, managing director per l’Italia di Equinix. “Nonostante ciò, un’infrastruttura IT pubblica obsoleta (41%) e tecnologie IT aziendali superate (39%) sono state identificate come le principali sfide che le imprese italiane stanno affrontando nel contesto della trasformazione digitale”.
Ricevi gli articoli degli analisti di The Innovation Group e resta aggiornato sui temi del mercato digitale in Italia!