Il Covid-19 ha rivoluzionato i processi e i modelli del nostro sistema sanitario. La spinta alla digitalizzazione (in molti casi necessaria) ha rivoluzionato il rapporto con i pazienti: medicina di prossimità, telemedicina, connected care sono solo alcune delle rivoluzioni attese per i prossimi anni ma perché ciò accada bisognerà intervenire su competenze, cultura e garantire un accesso universale a strumenti e infrastrutture tecnologiche.
L’impatto delle tecnologie digitali sull’intero sistema sanitario è destinato ad assumere dimensioni epocali e di lungo periodo. A che punto siamo in questo processo? Ne abbiamo parlato il 16 giugno 2021 durante la web conference “Back to life – La Sanità, l’Industria della Salute e il Digitale dopo il COVID-19” organizzata da The Innovation Group nell’ambito del Digital Italy Program e volta a comprendere come la crisi pandemica abbia impattato sulle modalità di organizzazione dell’industria sanitaria a più di un anno dalla diffusione del Covid-19.
Come affermato da Arnon Shahar, Director Vaccination Plan, Israel nel suo intervento introduttivo «rafforzare la sanità digitale non è il futuro ma il presente». «Il virus – ha proseguito Shahar – ci ha ricordato che il mondo è molto piccolo» e che basta poco per creare emergenze sanitarie di grandissime dimensioni. Per tali ragioni viene richiesto al sistema sanitario di essere fortemente competitivo.
Quella di Israele, si ricorda, è stata un’esperienza sin da subito virtuosa: come affermato dallo stesso Shahar sono stati evitati sin da subito i ricoveri in ospedale, preferendo case e alberghi e monitorando i pazienti a distanza, attività che ha permesso di limitare in maniera significativa i contagi. Il piano vaccinale è iniziato, invece, il 19 dicembre 2020: nel momento in cui si scrive il Paese conta 5,5 milioni di persone che hanno ricevuto una dose e 5,1 milioni totalmente immunizzati. Tuttavia, come ricordato da Silvestro Scotti, Segretario Nazionale, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, «senz’altro il caso di Israele è un esempio molto valido ma non si può confrontarlo con l’esperienza italiana: i due Paesi partono da una base normativa profondamente differente». Per Scotti, inoltre, l’innovazione digitale assume grazie rilevanza nel favorire i sistemi di prossimità, in grado di creare valore per tutti i cittadini. E’ il fenomeno che Massimo Bisogno, Dirigente Ufficio Speciale per la Crescita e la Transizione Digitale, Regione Campania ha definito «umanizzazione della sanità» che consiste, appunto, nell’avvicinare gli assistiti alle cure utilizzando gli strumenti digitali. Per Bisogno è necessario, inoltre, «evitare personalizzazioni e fughe in avanti» e ridurre il digital divide «molto spesso legato ad una cattiva interpretazione»: per tali ragioni è necessario «insegnare l’utilizzo dello strumento a chi è protagonista dell’ opera che si sta suonando». Il riferimento è alla piattaforma Sinfonia, il sistema informativo sanitario della Regione Campania.
Sul tema dell’umanizzazione della sanità è intervenuto anche Roberto Ascione, CEO e Founder, Healthware Group secondo cui «il futuro sarà all’insegna di una sanità molto più umana e empatica: le tecnologie digitali se fatte bene portano alla riduzione dei costi e al guadagno in termini di empatia». Per Ascione, infatti, si assisterà sempre più ad uno shift «from cure to care», puntando alle persone e al loro benessere.
In questo contesto, di estrema rilevanza sono state le testimonianze di Piero Maria Brambilla, già CIO & CTO, Azienda Regionale Emergenza e Urgenza – AREU e Sandro Pignata, Responsabile Scientifico Rete Oncologica Campana, Istituto Nazionale Tumori (IRCCS) – Fondazione Giovanni Pascale che hanno parlato delle attività e degli scopi che guidano le rispettive esperienze lavorative.
Se, dunque, da un lato, la crisi pandemica ha provocato una forte digitalizzazione all’interno del nostro sistema sanitario nazionale, dall’altro, è altresì cambiata la governance delle aziende sanitarie. A parlarne è stato Francesco Longo, Professore di Management Pubblico e Sanitario, Cergas – SDA Università Bocconi secondo cui durante la crisi pandemica sono state scoperte tre debolezze del sistema sanitario nazionale:
- la forte presenza di malati cronici (circa il 38% nel Paese),
- il 5% del totale della popolazione è fragile,
- un’attività di prevenzione non sufficiente.
Per Longo, inoltre, bisogna scongiurare il rischio di incrementare il gap all’interno del sistema digitale nazionale.
Lo scenario futuro? Connected care e telemedicina. A riportarlo è stato Andrea Belardinelli, Direttore del Settore Sanità Digitale e Innovazione, Regione Toscana, secondo cui «bisogna ridisegnare i processi e i servizi erogati per semplificare e creare valore per i cittadini». Allo stesso tempo bisogna occuparsi del rimodernamento della forza lavoro, facendo sì che medici ed infermieri acquisiscano nuove professionalità.
Le Tecnologie Digitali e la Salute
La realizzazione di una sanità personalizzata, di prossimità e soprattutto efficiente passa attraverso lo strumento tecnologico: come, infatti, ricordato da Claudio Bassoli, Vice Presidente, Hewlett Packard Enterprise Italia, «big data e machine learning, a partire dalla capacità di elaborazione di miliardi di informazione, insegnano come operare più velocemente e produrre reali risultati per tutta la comunità». Anche per Francesca Brazzolotto, Sales Manager PAL e Sanità, SAS, «valorizzare il dato in ambito sanitario è una rivoluzione che cambierà tutti gli aspetti della medicina».
In quest’ambito nuove opportunità si aprono grazie al PNRR attraverso cui è possibile attivare investimenti mai visti prima in relazione alla digitalizzazione della sanità. A discuterne è stata Nicoletta Luppi, Componente della Giunta, Farmindustria che ha proposto la creazione di una “value based” del care, in cui il paziente sia al centro di qualsiasi decisione. Per Luppi, ad oggi «abbiamo tutti gli strumenti necessari per pensare ad una trasformazione epocale che permetta il ridisegno del modello sanitario nel suo complesso e non a macchia di leopardo».
Tuttavia, come ricordato da Alessandro Carellario, Amministratore Delegato, Sinapsys – Società del Gruppo Maggioli, «non bisogna pensare che sia la tecnologia il limite, piuttosto il problema è come implementarla». Per Carellario, inoltre, «è fondamentale capitalizzare l’esperienza vissuta con il Covid-19 e trasformarla in un modello, nella consapevolezza che bisogna mettere tutto a sistema». Sul tema è intervenuta anche Veronica Jagher, Director Industry Solutions Health, Microsoft che ha ribadito l’importanza di creare un ecosistema digitale in cui ogni player metta a disposizione le proprie unique capabilities. Fondamentale, inoltre, adottare un approccio cloud first, nella consapevolezza che soltanto le piattaforme cloud permettano di scalare in caso di necessità. Tuttavia, non va dimenticato il tema della sovranità dei dati. A parlarne è stata Mariarosaria Taddeo, Presidente, Noovle e Senior Researcher Fellow, Oxford Internet Institute e Deputy Director, Digital Ethics Lab intervenuta altresì sul rapporto tra public health e privacy, ribadendo l’importanza di definire una governance nell’ambito dell’etica e del digitale.