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Sostenibile e digitale il piano di sviluppo di A2A

N. Maggio 2021
         

a cura di
Roberto Bonino
,
Giornalista di Technopolis e ICTBusiness.it,
Indigo Communication

Questo mese abbiamo fatto colazione con…
Marco Moretti, Group CTO/CIO e Responsabile Digital Enablement di A2A e Cesare Sironi, Amministratore Delegato di A2A Smart City

Il piano industriale decennale, presentato da A2A all’inizio del 2021, identifica lungo l’asse della sostenibilità un percorso di crescita basato su transizione energetica ed economia circolare. Dei 16 miliardi di euro di investimenti previsti, buona parte andrà in direzione di progetti realizzati con il contributo fondante delle tecnologie digitali.

 

Economia circolare e transizione energetica sono i due pilastri che reggono il nuovo piano decennale 2021-2030, da poco presentato da A2A. Di trasformazione digitale si parla da diverso tempo, spesso a sproposito o quantomeno in modo improprio. L’azienda nata nel 2007 dalla fusione delle due ex municipalizzate Aem Milano e Asm Brescia, si è presentata fin qui soprattutto come una multiutility e invece ora punta a diventare una “life company”, pronta a concentrarsi sulla qualità della vita, grazie all’uso circolare delle risorse naturali collegate ai propri ambiti di attività.

Il piano decennale contiene indicazioni di investimenti complessivi pari a 16 miliardi di euro. La transizione energetica, che assorbirà 10 miliardi fino al 2030, mira, fra l’altro, a una generazione da fonti rinnovabili fino a 5,7 GW (il doppio rispetto a oggi), alla realizzazione di nuove cabine elettriche, allo sviluppo di smart grid e smart meter, alla spinta verso la mobilità elettrica.

Che si tratti di economia circolare a protezione dell’ambiente o della produzione di energia pulita o, ancora, di elettrificazione dei consumi, la componente digitale permea tutti i processi innovativi in corso o pianificati: “La produzione e l’utilizzo di energia pulita, per fare un esempio, porta con sé la decarbonizzazione, ma in una logica di generazione distribuita tutti gli elementi portanti del processo vanno controllati attraverso una rete di dati”, illustra Marco Moretti, Group Cto/Cio e responsabile del digital enablement di A2A. “Se parliamo, invece, di economia circolare, già oggi il 76% della raccolta differenziata rigenera ciò che viene smaltito e questo avviene anche attraverso componenti digitalizzate, dalla gestione delle informazioni all’Impiego di strumenti robotici per lo smistamento dei rifiuti”.

All’interno degli investimenti stanziati, 2,8 miliardi di euro sono destinati a fare di A2A una data-driven company e in questo contesto si inserisce anche il recente accordo con Tim, basato sullo scambio di competenze in ambiti innovativi, come 5G, IoT e analytics da un lato e supporto all’economia circolare dall’altro. Il 53% sarà indirizzato a progetti digitali in senso più stretto, per la predictive maintenance degli impianti, un’efficienza operativa fondata sulla minimizzazione di consumi ed emissioni di gas serra, le smart city, la costruzione di una customer experience multicanale e la creazione di nuovi strumenti di lavoro evoluti per il personale interno: “Investiremo 600 milioni di euro per lo sviluppo di servizi digitali avanzati volti a massimizzare l’efficienza della rete, con una previsione di riduzione del 3,5% nei costi e del 5% nei tempi, grazie alla manutenzione preventiva e alla realtà virtuale”, aggiunge Moretti.

Agli investimenti corrispondono precisi obiettivi di crescita. L’azienda, infatti, ha previsto di trasformarsi da operatore territoriale con 2,9 milioni di clienti (elettricità e gas), a player nazionale con 6 milioni di clienti entro il 2030. L’Ebitda dovrebbe superare i 2,5 miliardi di euro, raddoppiando la cifra attuale e l’utile netto è stimato al di sopra dell’8% come media ponderata nel periodo di durata del piano: “Questi traguardi non si potranno raggiungere senza far evolvere prima di tutto la cultura digitale delle nostre persone”, conclude Moretti. “Per questo, di concerto con le funzioni HR e Innovation, abbiamo creato il progetto Digital Dna, utile per valutare il livello di competenze già presente e creare una people transformation indispensabile per creare innovazione, prendere decisioni data-driven e migliorare la conoscenza dei clienti”.

All’interno dell’ambizioso piano decennale di A2A, un capitolo a parte merita il tema delle smart city. La multiutility ha creato già da qualche anno una realtà dedicata allo sviluppo e gestione di infrastrutture tecnologiche abilitanti per servizi digitali integrati e connessi. Ora dovrebbe arrivare il salto di qualità e per questo sono previsti investimenti per 300 milioni di euro nei prossimi dieci anni: “Vogliamo diventare un player nazionale, mettendo a frutto quello che abbiamo già realizzato su scala territoriale”, si sbilancia Cesare Sironi, amministratore delegato di A2A Smart City. “Svilupperemo la nostra offerta di infrastrutture con sensori e servizi connessi, partendo da progetti di successo sperimentati nelle aree che già presidiamo, per poi esportarli avvalendoci di manodopera locale per le componenti di installazione tecnologica”.

La società controllata da A2A si è fatta le ossa lavorando sui distretti per creare quartieri intelligenti, in campo agricolo per supportare colture sostenibili e nel proprio terreno d’elezione delle utility con soluzioni per il controllo dei consumi o la rilevazione di perdite: “Possiamo già far leva su numerosi esempi pratici, come l’installazione di cestini intelligenti a Milano per ottimizzare la raccolta dei rifiuti o la digitalizzazione dei termovalorizzatori”, evidenzia Sironi. “Implementando infrastrutture con tecnologia LoRaWan e sensori diffusi, possiamo superare i silos che ancora caratterizzano l’organizzazione delle città e rendere disponibili dati, altrimenti non utilizzati, per esempio allo scopo di rilevare fenomeni legati alla qualità dell’aria o all’utilizzo delle telecamere di videosorveglianza o, ancora, per proporre migliori soluzioni di mobilità per i cittadini e le amministrazioni locali”.

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