Alcuni spunti di riflessione sul PNRR

In relazione al PNRR cosa è stato fatto finora? Cosa andrà fatto? Si pensi ad una norma già esistente: l’articolo 43 del Codice dell’Amministrazione Digitale che stabilisce che se un documento informatico è conservato per legge da una Pubblica Amministrazione cessa l’obbligo di conservazione del cittadino e dell’impresa che in ogni momento deve poter richiedere l’accesso a quel documento alla PA che a sua volta lo deve rendere disponibile. Tale norma, approvata da anni, è il paradigma di quello che dovrebbe essere e non è, ovvero di una Pubblica Amministrazione che possiede tutti i dati ed è in grado di scambiarli, oltre che di rendere disponibili al cittadino tutti i documenti di cui necessita. In questo contesto si sofferma l’attenzione su alcuni spunti relativi ad aspetti su cui il Piano andrebbe modificato. Innanzitutto ciò che si auspica è che il PNRR rappresenti un piano ambizioso che cerchi di completare con sforzi che non sono propri della legislazione ordinaria e dell’attività day by day la volontà di creare un’amministrazione digitale di lungo termine.

Cosa manca? Innanzitutto c’è il rischio che si creino/ applichino meccanismi digitali a una burocrazia non digitale, le cui procedure non sono pensate per il digitale e quindi con tale strumento non compatibili. In questo senso ciò che bisogna promuovere è, dunque, il rinnovamento delle procedure, un aspetto soltanto accennato nel Piano ma che deve piuttosto essere codificato nei dettagli e promosso con delle procedure modello da applicare e da indicare alle singole amministrazioni.

Un altro obiettivo da porsi riguarda la formazione, soprattutto dei cittadini, molto spesso non in grado di comprendere l’utilizzo delle tecnologie: al proposito si potrebbero creare delle strutture territoriali che assistano i cittadini (si pensi, ad esempio, alle persone anziane che altrimenti sarebbero esautorate dal rapporto con le amministrazioni in quanto non in grado di gestirlo autonomamente).

Un ulteriore aspetto riguarda la necessità di intensificare lo sforzo sull’ interoperabilità dei dati: bisogna creare un’infrastruttura forte che si basi, oltre che su ingenti investimenti, anche su determinate regole in grado di disciplinare la condivisione dei dati, che ne salvaguardino la sicurezza (tenendo conto soprattutto dei dati che possono essere condivisi e di quelli maggiormente sensibili) e che siano gestiti in ambiti Cloud sicuri (europei ma possibilmente anche nazionali).

Un ultimo aspetto su cui soffermare l’attenzione riguarda il fatto che la legislazione attuale indichi l’applicazione IO come interfaccia unica della Pubblica Amministrazione. E’ senz’altro molto utile indirizzare tutti i servizi verso un unico punto di contatto, ma bisognerebbe chiedersi se sia giusto che questo tramite sia rappresentato da un’applicazione per smartphone: con lo stesso sforzo si potrebbe disegnare anche un’interfaccia standardizzata disponibile su web/pc o comunque su qualsiasi altro dispositivo senza la necessità di dover scaricare un’ app che sia soggetta all’arbitrio (oltre che ai termini e condizioni contrattuali dei grandi player mondiali).

Ciò che si richiede è, dunque, di dedicare grandi investimenti alla componente infrastrutturale (reti, server) così come alle nuove tecnologie (Big Data), un’attività che però non può essere disgiunta dallo studio delle regole perché altrimenti si creerebbero infrastrutture tecnologiche potenti ma poi mancherebbero regole omogenee che tutelino l’amministrazione e i cittadini allo stesso modo. Al riguardo non si dimentichi che in Italia la legislazione in materia di trasformazione digitale si compone principalmente di norme molto innovative che spesso non hanno efficacia, una problematica che richiede l’identificazione di una figura a cui attribuire una forte competenza decisionale nonché la capacità di azione.

CONTRIBUTI

I contributi di questa sezione comprendono documenti, relazioni e sintesi di interventi effettuati dai Relatori delle Web Conferences, degli Eventi Territoriali e del DIGITAL ITALY SUMMIT promosso da The Innovation Group.

Essi possono includere, inoltre, articoli e Paper che abbiamo ritenuto di particolare interesse per aprire o contribuire al dibattito sulle politiche industriali e sull’impatto dell’innovazione tecnologica sul mercato e sull’industria del digitale sull’organizzazione delle imprese, della Pubblica Amministrazione, del Terzo Settore e del lavoro.


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