Le trimestrali confermano la maggior parte dei trend che si sono sviluppati con il Covid-19. Smart working, e-learning ed e-commerce hanno modificato le abitudini degli italiani: il nuovo scenario post-Covid19 è ormai quasi del tutto consolidato.
[LE TRIMESTRALI]
Alphabet, la holding che controlla Google, ha chiuso un altro trimestre da record. Nel Q4 del 2020, infatti, ha registrato un utile netto da 15,2 miliardi di dollari, in significativo aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (2019, 11,2 miliardi di dollari). In crescita anche il fatturato della holding, ora a 56,8 miliardi di dollari, ben oltre le previsioni degli analisti (consensus a 53 miliardi) e i risultati del Q4 del 2019, quando le entrate ammontavano a 46 miliardi di dollari. La maggior parte del fatturato (52,9 miliardi di dollari) è da ricondurre a Google Services e alle entrate pubblicitarie in rialzo del 22% (un trend che non perde forza dal secondo trimestre).
Come affermato dal CEO Sundar Pichai, «tali risultati riflettono l’utilità dei prodotti e servizi per le persone e le aziende». Bene anche il contributo delle vendite pubblicitarie sulla piattaforma di video-sharing YouTube, in sensibile rialzo durante le elezioni presidenziali e nel periodo natalizio (+46% rispetto al Q4 2019, 6,9 miliardi).
Sono state rilevate, tuttavia, perdite nel segmento Google Cloud (uno dei principali business per l’azienda), in diminuzione di 1,24 miliardi di dollari, nonostante i 3,8 miliardi di ricavi, una prestazione in ogni caso in linea con le attese. Nel complesso, i ricavi del comparto Cloud di Alphabet (resi pubblici per la prima volta), si attestano a 13,1 miliardi nell’interno anno, con perdite di 5,61 miliardi.
Il bilancio trimestrale di Amazon evidenzia un netto aumento delle entrate rispetto al quarto trimestre 2019, ovvero da 87,4 a 125,5 miliardi di dollari. Gli utili netti sono invece passati da 3,2 a 7,2 miliardi di dollari. Amazon è ovviamente una delle aziende tech che ha maggiormente beneficiato della pandemia COVID-19, in quanto sono aumentati considerevolmente gli acquisti online e l’uso di Prime Video.
Come detto, un contributo importante è arrivato da AWS (Amazon Web Services) con entrate per 12,7 miliardi di dollari (+28% rispetto al quarto trimestre 2019) e utili netti per 3,6 miliardi di dollari, pari al 52% del totale. L’incremento degli utili su base annuale è ancora più evidente: da 9,2 a 13,5 miliardi di dollari (+47%).
Nel suo primo trimestre fiscale 2021 (terminato il 26 dicembre 2020), Apple ha registrato un fatturato trimestrale record di 111,4 miliardi di dollari, in crescita del 21% anno su anno, e un utile trimestrale per azione diluita di 1,68 dollari. Si tratta del fatturato trimestrale più alto mai realizzato da Apple, un risultato non determinato soltanto dalle vendite degli iPhone 5G ma anche dalla forte domanda dei modelli iPhone 11 e iPhone 11 Pro e dal record di sempre per quanto riguarda i Servizi e i Wearables, come ha dichiarato il CEO Tim Cook.
Nel dettaglio, le entrate da iPhone ammontano a 65,6 miliardi di dollari contro i 59,8 stimati, in crescita del 17% su base annua. I ricavi da Mac sono pari a 8,68 miliardi contro gli 8,69 miliardi attesi. Le vendite di prodotti Wearables, Home and Accessories sono aumentate a 12,97 miliardi di dollari da 10,01 miliardi di dollari dello scorso anno. Le entrate dei servizi hanno raggiunto i 15,76 miliardi di dollari da 12,72 miliardi di dollari su base annua. Le vendite internazionali di Apple hanno rappresentato il 64% delle entrate trimestrali dell’azienda, mentre quelle registrate in Cina sono aumentate a 21,31 miliardi di dollari da 13,58 miliardi di dollari di un anno fa.
Inoltre, Apple è diventato il marchio più prezioso del mondo, superando Amazon e Google, dopo che il valore del brand è balzato dell’87% a 263,4 miliardi di dollari. A dirlo è la classifica Brand Finance Global 500 2021 di Brand Finance secondo cui il valore di Apple ha registrato un così grande aumento grazie al successo della sua strategia di diversificazione. Già da qualche anno ormai il gruppo ha iniziato a concentrarsi sullo sviluppo delle sue strategie di crescita al di là dell’iPhone, che rappresentava la metà delle vendite del 2020 e addirittura i due terzi nel 2015. La politica di diversificazione ha visto il marchio espandersi nei servizi digitali e di abbonamento (soprattutto App Store, iCloud e Apple Tv).
Nel 2020 Netflix ha superato i 200 milioni di abbonati (un aumento oltre alle attese), con guadagni migliori del previsto, un risultato trainato soprattutto dal lockdown che ha costretto le persone a rimanere in casa. A dirlo sono i risultati dell’ultima trimestrale, in seguito alla cui pubblicazione i titoli a WS sono aumentati del 12,83% spingendo il Nasdaq a un nuovo record.
Nel complesso il 2020 si è concluso con un incasso complessivo che sfiora i 25 miliardi (+24%). L’utile (542 milioni) è sotto le stime, un risultato su cui, in queste circostanze, non ci si sofferma molto, considerando che comunque il 2020 è stato un anno record anche per i profitti (cresciuti del 48%). Grazie alla pandemia Covid-19 (con sempre più persone costrette in casa) la base abbonati è salita alle stelle.
Tuttavia, la società ha riconosciuto la crescente concorrenza che sta caratterizzando il mercato dello streaming (e in particolare dello SVOD – Subscription Video on Demand – di cui Netflix rappresenta comunque il principale player). Disney + sta crescendo, infatti, molto più rapidamente del previsto, anche se si tratta di numeri ben lontani da quelli di Netflix (all’inizio di dicembre Disney + contava 86,8 milioni di abbonati). Ad ogni modo il servizio streaming di Disney è stato inaugurato poco più di un anno fa ed è ancora in fase di lancio a livello globale, un aspetto che non è sfuggito agli investitori: le azioni della Disney sono aumentate del 40% negli ultimi tre mesi, mentre quelle di Netflix hanno avuto un andamento molto più contenuto.
Il rischio è, dunque, che ad un certo punto la curva della crescita degli abbonati Netflix si possa arrestare, mentre quella degli abbonati Disney + potrebbe continuare a crescere. Come scongiurare il pericolo? Continuare ad investire in contenuti sempre più apprezzati dal pubblico potrebbe essere una strategia efficace.
PER APPROFONDIRE – Trimestrale Disney, lo streaming argina le perdite: titolo vola a +6%
Facebook per il quarto trimestre 2020 ha annunciato che i propri profitti sono saliti del 52% a 11,22 miliardi, pari a utili per azione di 3,88 dollari. Le revenue, balzate di un terzo, sono state di 28,07 miliardi. I risultati positivi sono stati determinati soprattutto dal dominio dell’azienda nell’ambito della pubblicità digitale, un mercato la cui continua crescita è legata al boom di acquisti online durante la pandemia e che rappresenta gran parte delle entrate del gruppo.
L’azienda ha, tuttavia, fatto sapere che potrebbe incontrare “significative incertezze” e venti contrari nel corso del 2021, a cominciare dalla pubblicità mirata, facendo riferimento, in particolare, al potenziale impatto di cambiamenti nella privacy da parte di Apple nel sistema operativo iOS 14.
Continua a crescere, inoltre, il numero di utenti attivi, pari, allo stato attuale, a 2,8 miliardi mensili. La performance dell’azienda in Borsa, durante la pandemia, è stato meno brillante delle altre big tech: da inizio 2021 il titolo è sostanzialmente rimasto invariato, in rialzo del 27% in un anno.
Nel quarto trimestre 2020, Microsoft ha evidenziato conti da record, facendo registrare, nel periodo ottobre-dicembre, un utile per azione a 2,03 dollari a fronte di aspettative a 1,64 dollari per azione stimate dagli analisti di Refinitiv.
Nel dettaglio, il fatturato del 4° trimestre si è attestato alla cifra record di 43,08 miliardi di dollari, contro le stime a 40,18 miliardi di dollari. I ricavi di Microsoft sono cresciuti del 17% su base annua, rispetto al 12% del trimestre precedente.
Ancora una volta a trainare la buona performance è stato soprattutto il segmento Intelligent Cloud, i cui ricavi sono stati pari a 14,60 miliardi di dollari (+23% su base annua). In particolare, il segmento include il cloud pubblico di Azure, prodotti server come Windows Server, GitHub e servizi aziendali. Senza specificare il valore economico, Microsoft ha affermato che il fatturato di Azure è cresciuto del 50%, contro le attese del mercato ferme a circa il 42%. Accanto a cloud e videogaming, l’azienda ha beneficiato anche delle migliori vendite dei suoi portatili Surface, così come di servizi quali Teams (nel complesso i ricavi dal segmento Productivity e Business sono stati di 13 miliardi di dollari, +13% su base annua).
Il CEO Satya Nadella ha affermato che «nell’ultimo periodo si è assistito allo sviluppo di una seconda ondata di trasformazione digitale che ha raggiunto ogni società e ogni industria».
[GLI ALTRI TREND DEL MERCATO DIGITALE]
Entro il 2025 il Cloud Computing guiderà il mercato delle infrastrutture ICT e l’Edge Computing rappresenterà un mercato a crescita esponenziale. È quanto emerge dalla nuova ricerca “From Cloud to Edge”, realizzata da Reply con la piattaforma proprietaria Trend SONAR e il supporto di Teknowlogy Group.
In particolare, la ricerca ha esaminato l’utilizzo del Cloud Computing e dell’Edge Computing nei Paesi dei cluster “Europe-5” (Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio) e “Big-5” (USA, Regno Unito, Brasile, Cina, India), al fine di comprendere l’evoluzione del mercato.
Nei prossimi 5 anni l’Edge Computing rappresenterà un segmento del mercato del cloud computing in rapida crescita in tutti i paesi dei cluster “Europe-5” e “Big-5”. A livello europeo, la Germania sarà il mercato principale per il Cloud Computing e per l’Edge Computing. Gli Stati Uniti, invece, domineranno il mercato a livello globale.
Il crescente utilizzo di soluzioni IoT, la maggiore integrazione tra Information Technology e Operational Technology e degli Industrial Control Systems nello stack IT sono solo alcuni dei casi che determineranno un’accelerazione significativa nell’adozione di soluzioni “Edge” da parte delle aziende. L’Edge Computing, infatti, può supportare le aziende nelle attività di calcolo che non possono essere eseguite in cloud e offre vantaggi notevoli quando la bassa latenza, la connettività, la sicurezza o la privacy e i volumi dei dati trasmessi rappresentano potenziali criticità.
Rispetto a novembre 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce sia per la grande distribuzione (-8,3%) sia per le imprese operanti su piccole superfici (-12,5%). Lo rileva l’Istat precisando che le vendite al di fuori dei negozi calano del 14,3% mentre il commercio elettronico è in forte aumento (+50,2%). Nel frattempo arriva l’allarme di Confcommercio, secondo cui «il nuovo e profondo acuirsi della crisi rende più concreto il rischio di una depauperazione del sistema imprenditoriale, con molte aziende che, in presenza di un prolungato vuoto di domanda a cui non corrispondono sostegni adeguati, sono già uscite o usciranno dal mercato. Per le piccole imprese di alcuni settori come l’abbigliamento e le calzature, i danni inflitti dalla pandemia si sono trasformati in disastri a causa dello spostamento della domanda verso il commercio elettronico che, a questo punto, rappresenta una strada obbligata per il completamento dell’offerta e delle strategie anche dei negozi di prossimità». «A questo scopo – osserva l’Ufficio Studi di Confcommercio – una parte delle risorse europee dovrà essere utilmente impiegata per spingere innovazione e digitalizzazione anche delle micro e piccole imprese».
L’emergenza sanitaria e i cambiamenti sociali hanno fatto aumentare l’utilizzo della rete da parte della popolazione italiana. A dicembre 2020, infatti, gli italiani hanno trascorso in rete il 26% di tempo in più rispetto ad un anno prima navigando in maniera estesa su contenuti e servizi on-line di diverse tipologie. È quanto emerge dall’analisi di Comscore secondo cui se le carenze infrastrutturali e i fenomeni di marginalità socio-economica hanno impedito l’accesso alla rete ad una fascia di popolazione ancora troppo ampia, coloro che invece navigano lo fanno in maniera più intensa, accedendo a un numero sempre maggiore di contenuti e servizi. Nel dettaglio, sono 9 le categorie di contenuti (Entertainment, News e Information, Social Network, Retail, Lifestyle, Instant Messaging, Technology, Sport, Health) che hanno fatto registrare un’audience superiore ai 30 milioni di visitatori unici mensili, mentre sono diventate 15 (a fronte delle 7 di Dicembre 2019) le singole properties che vantano una reach superiore al 60%.
Il mercato PC ha beneficiato dello scoppio della pandemia COVID-19 che ha costretto lavoratori e studenti ad adottare smart working e didattica a distanza. Tra i prodotti più popolari del 2020 risultano i notebook con modem LTE. A dirlo sono i dati pubblicati da Strategy Analystics secondo cui le consegne sono aumentate per 70%. Finora i notebook con connettività LTE erano indirizzati principalmente all’utenza business per garantire una connessione ad Internet anche durante gli spostamenti per lavoro. In seguito allo scoppio della pandemia COVID-19 sono invece molto utilizzati in casa sia dai dipendenti aziendali che da studenti e insegnanti, soprattutto se la linea fissa non offre una velocità soddisfacente.
Nel 2020 sono stati consegnati 10,1 milioni di notebook con un incremento del 70% rispetto ai 5,9 milioni del 2019. Attualmente ci sono oltre 26 milioni di notebook con connettività cellulare nel mondo. Solo negli ultimi 12 mesi l’aumento è stato del 25%. La società di analisi stima che il numero salirà fino a 14,3 milioni entro il 2025 e che il 69% dei modelli avrà una connettività 5G. Già nel corso del 2021 si prevede un notevole incremento dei notebook con modem 5G.