Waze nasce da un modello innovativo in cui i fondatori hanno voluto porsi come i pionieri di una mobilità in real time, dando la possibilità a chiunque contribuisse alla creazione dell’ app stessa di rilevare informazioni in tempo reale con l’obiettivo di occupare l’infrastruttura esistente nella maniera più smart possibile.
Andando avanti si è compreso di possedere una grande mole di dati: la possibilità di fornirli in real time ha responsabilizzato l’azienda che ha poi assunto la consapevolezza dell’importanza di condividere tutte le informazioni disponibili. Da questa intuizione è nato il progetto di condivisione dati a livello globale, dal nome “Connected Citizens program”, che di recente si è trasformato nel più moderno “Waze for Cities”, sviluppato appunto con l’obiettivo di sfruttare al massimo i Big Data all’interno delle città, agendo in modo indipendente e immediato attraverso la comunità.
Agire in questo modo vuol dire creare uno scambio di dati, oltre che una forte interconnessione con le municipalità e con le città, fornendo loro in modo del tutto gratuito le informazioni che vengono sviluppate su Waze. In questo modo, il cittadino che circola in quel momento in strada ha la possibilità di restituire le informazioni e creare un circolo virtuoso in cui poi l’informazione diventa condivisa con tutta la comunità, mentre le città hanno la possibilità di acquisire tutti i dati, inviare le informazioni e, dunque, realizzare aperture e chiusure stradali programmate, facendo in modo che la app sia aggiornata in tempo reale quotidianamente con le informazioni relative al flusso di viabilità.
Tali attività sono state integrate con le soluzioni cloud di Google che permettono un’analisi dei dati e di pianificazione del dato delle piattaforme (come BigQuery e Data studio) che forniscono spazio gratuito alle città che iniziano a far parte del programma, oltre che la possibilità di analizzare i dati, con grandi vantaggi non soltanto dal punto di vista dell’ organizzazione dei flussi ma anche della pianificazione.
In questo contesto, tra le attività sviluppate all’interno di Waze, si cita un progetto realizzato in collaborazione con la città di Rio de Janeiro in cui è stata pianificata tutta la viabilità delle Olimpiadi del 2016 attraverso i dati, cercando di creare infrastrutture nuove o di modificare la viabilità in altre parti della città attraverso un monitoraggio dei dati.
Quale scenario si attende per il futuro? Se nel presente l’obiettivo è stato quello di occupare in modo più intelligente e smart l’infrastruttura esistente, per il futuro sarà quello di renderla più fruibile. È quanto si sta provando a fare in modo immediato attraverso il progetto di car pooling (in Italia non ancora realizzato). Se si analizzano gli attuali trend come, ad esempio, lo sharing, la mobilità elettrica, la guida autonoma, il livello infrastrutturale che lo sviluppo di tali fenomeni richiede è lo stesso che viene occupato oggi.
Come è cambiato l’approccio alla mobilità in seguito all’impatto del Covid-19? Senz’altro il Covid-19 durante il lockdown ha ridotto drammaticamente la mobilità. Waze si occupa di mobilità in auto e addirittura durante quel periodo tutte le persone che utilizzavano Waze venivano incentivate con un pop up a non utilizzare l’auto se non strettamente necessario proprio per diminuire al massimo la possibilità di mobilità in quel momento. Dopo il lockdown la mobilità in auto ha ripreso i suoi ritmi essendo percepita come il mezzo più sicuro. Per tali ragioni e, considerato che almeno nel medio periodo si attendono dei flussi crescenti nell’ambito della mobilità privata, è ancora più importante la possibilità di organizzare l’infrastruttura in modo sempre più intelligente affinché non crei dei disagi alla vita giornaliera della città e quindi al benessere, all’ambiente e a tutti i corollari che ne conseguono.