LA SETTIMANA DIGITALE – LUCI ED OMBRE DELLA PANDEMIA SUL MERCATO HI-TECH. VOLA IL CASHLESS
La settimana digitale – Luci ed ombre della pandemia sul mercato hi-tech. Vola il cashless

pandemia

Diverse survey mostrano l’incerto impatto della pandemia sulle aziende più innovative: se da un lato promuovere la trasformazione digitale comporta notevoli vantaggi, dall’altro impone sapersi adeguare ad un cambiamento costante. Nel frattempo in Italia il new normal è sempre più cashless.

***Trend, Numeri e Mercato*** 

[PIL ITALIA] 

“L’Italia si sta riprendendo da un profondo calo della produzione, ma la pandemia e le sue ripercussioni negative persistono e pesano sull’attività economica, in particolare sui servizi. E’ improbabile che la ripresa sia sufficiente a far tornare la produzione ai livelli pre-pandemici entro il 2022”: lo scrive la Commissione Ue nelle previsioni economiche che vedono per il Pil italiano una contrazione più moderata per il 2020 (-9,9%) ma anche una crescita più lenta nel 2021 (4,1%) rispetto alle previsioni di luglio (-11,2% e 6,1%). 


Anche se gli effetti della pandemia di coronavirus continuano a farsi sentire, il 42% delle aziende italiane prevede di tornare a livelli di ricavi e profitti pre-pandemia entro i prossimi 12 mesi. È quanto emerge dalla ricerca “Enterprise agility and smart routes to digital transformation” condotta per Experian da Forrester su un panel di 1.000 senior decision-maker in rappresentanza di diversi settori, tra cui finanziario, retail e telecomunicazioni nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). L’indagine ha esaminato l’approccio delle aziende rispetto alla pandemia e ha evidenziato che, se si estende l’orizzonte temporale ai prossimi 18 mesi, sale al 68% la percentuale di aziende italiane che prevede di poter recuperare la propria posizione economica. 

Si tratta di un dato tendenzialmente positivo, che resta però inferiore rispetto alla media registrata in area Emea, dove il 56% delle aziende prevede una ripresa completa entro 12 mesi e oltre l’80% la ipotizza entro 18 mesi. 

Se l’ottimismo e la resilienza sono sicuramente indicatori positivi, la pandemia ha, tuttavia, evidenziato notevoli lacune nei processi di digitalizzazione di molte aziende, e di conseguenza nella capacità di offrire ai clienti percorsi digitali efficaci. Nonostante gli investimenti effettuati in passato, molti decision maker ammettono che l’efficacia dei processi di digital onboarding non sia migliorata a sufficienza negli ultimi due anni e soprattutto che non sta tenendo il passo con le crescenti aspettative dei consumatori.

Per tali ragioni la maggioranza delle aziende intervistate in Italia (85%, rispetto al 77% Emea) sta ora considerando come obiettivo prioritario quello di migliorare l’esperienza della propria clientela. In tale contesto, i budget stanziati per l’implementazione di tecniche di advanced analytics mirate all’analisi della propria clientela sono stati aumentati, o almeno completamente confermati, nell’80% dei casi, un dato in linea con quello rilevato in Emea.

Per sua stessa natura, la tecnologia richiede agli operatori del settore di innovare per sopravvivere. A riportarlo è il primo report di Bain & Company sulla tecnologia, Technology Report 2020: Taming the Flux, da cui emerge che le aziende tech hanno il 12% di probabilità in più di essere vittima dell’innovazione rispetto ai player del retail e il 25% in più rispetto ai servizi finanziari, due settori che storicamente hanno subìto significativi cambiamenti nel corso degli anni. Per poter competere e rimanere sul mercato, le aziende del settore tech dovranno quindi puntare su diversi fattori: l’innovazione e il riposizionamento continuo dell’offerta, la conoscenza profonda dei clienti e dei loro bisogni oltre la tecnologia, la velocità e qualità di esecuzione, la trasformazione del modello operativo e la realizzazione di operazioni di M&A mirate.

Anche in Italia gli elementi di innovazione e riposizionamento continuo caratterizzano sempre più il mercato. Basti pensare, evidenzia lo studio, alle dinamiche di crescita a doppia cifra dei servizi di Big Data, AI, Cloud, IoT, Automazione e Cybersecurity rispetto alle dinamiche di crescita del 2-3% di servizi tradizionali di application management. Alcuni di questi mercati fino a qualche anno fa erano in uno stadio primordiale, come ad esempio l’AI che 5 anni fa intercettava circa 50 milioni della spesa IT delle aziende italiane e che oggi vale 5 volte di più.

Altri servizi quale ad esempio la cybersecurity, vantano una domanda di oltre 1 miliardo l’anno in Italia ma ancora non hanno un chiaro leader di mercato capace di staccare in modo netto gli altri contendenti del mercato. Il mercato tecnologico in Italia, così come in Europa è ancora significativamente frammentato, con alcune aziende che seppur di piccole dimensioni stanno sviluppando nuovi talenti nelle professionalità digitali emergenti, stimolando una serie di operazioni di M&A da parte degli attori primari del mercato italiano. 

La creazione di valore tecnologico richiede un costante riposizionamento per vincere le transizioni all’interno di un nuovo scenario competitivo: il mercato raramente segue a lungo le definizioni tradizionali. Per questo motivo – raccomanda il report – è fondamentale che i Ceo del settore comprendano quali siano le transizioni che interessano il proprio segmento e come affrontarle.

In Italia l’adozione del Machine Learning è ancora fortemente in ritardo, ma i brand che lo utilizzano (44%) registrano un significativo incremento del fatturato e rilevanti benefici nelle attività di marketing. A rivelarlo è la ricerca “Machine learning e marketing: lo stato di adozione in Italia” condotta da Netcomm in collaborazione con Quantcast su un panel di 130 marketing manager italiani che ha voluto indagare, appunto, su come i brand italiani stiano sfruttando il grande potenziale dei dati e del ML per comprendere l’audience, raggiungere e influenzare i clienti e misurare l’impatto delle attività di marketing.

Sulla base dei risultati ottenuti è stato sviluppato il Punteggio per la Maturità dei brand, un tool che ha permesso di definire le caratteristiche e le qualità dei brand maturi a livello digitale e classificare gli intervistati come “Leader” (coloro che hanno implementato il ML, utilizzano dati di prima parte e misurano efficacemente le campagne) e “Ritardatari” (coloro che sono in ritardo nell’adozione della tecnologia a favore del marketing). Interessante notare che il 45% delle aziende italiane “Leader” sono brand diretti, mentre il 59% delle imprese “Ritardatarie” sono brand tradizionali senza e-commerce.

Tra le evidenze principali della ricerca è emerso che:

  • il 47% dei marketer intervistati dichiara di aver ottenuto dei benefici dall’utilizzo del Machine Learning nelle attività di marketing;
  • il 30% afferma di considerare il machine learning già importante o persino determinante per il proprio marketing;
  • il 34% dei leader dichiara un incremento del fatturato pari o superiore al 15% rispetto all’anno precedente, contro il 22% dei ritardatari, nonostante il periodo di emergenza vissuto;
  • il 94% dei marketer afferma di essere consapevole dell’impatto positivo che il ML avrebbe sul business.

Dalla survey emerge però anche un notevole ritardo nell’adozione del Machine Learning nel marketing dovuto principalmente alla mancanza di fondi necessari per implementare la tecnologia (37%) e all’assenza di professionisti esperti in azienda (35%). 

Una tecnologia destinata al raddoppio in cinque anni: le connessioni di Internet of Things industriale, o Industrial IoT cresceranno in un lustro del 107%, passando dai 17,7 miliardi conteggiabili quest’anno ai 36,8 miliardi stimati per il 2025. La previsione è opera di un nuovo studio di Juniper Research (“Industrial IoT: Future Market Outlook, Technology Analysis & Key Players 2020-2025), che specifica anche come sul totale del 20205 circa 22 miliardi di connessioni si inseriranno in sistemi di manifattura smart.

Lo smart manufacturing, dunque, sarà il principale motore del fenomeno dal punto di vista delle motivazioni e degli investimenti. Dal punto di vista tecnologico, invece, saranno importanti soprattutto le infrastrutture 5G (e relative applicazioni) e le reti Low Power Wide Area (Lpwa) che “giocheranno un ruolo cruciale”, scrivono gli analisti di Juniper Research, “nel creare offerte di servizi appetibili per l’industria manifatturiera, e consentiranno la realizzazione del concetto di fabbrica smart, nel quale la trasmissione di dati in tempo reale e l’alta densità di connessioni permetteranno di avere operations in gran parte automatizzate”.

Il 5G permetterà di massimizzare i benefici del modello di industria 4.0, dunque, permettendo maggiori livelli di automazione nelle operations rispetto a quelli attuali. Anche le reti 5G private, secondo gli analisti, si dimostreranno particolarmente utili se usate per trasmettere grandi quantità di dati in ambienti densi di connessioni. A fronte degli investimenti necessari per dotarsi di queste infrastrutture, le fabbriche otterranno miglioramenti di efficienza che permetteranno di ridurre i costi.

***Banking, Finance & Fintech*** 

Lo Shanghai Stock Exchange ha annunciato la decisione di sospendere l’Ipo di Ant Group, società controllata dal fondatore di Alibaba Jack Ma. La versione dello Shanghai Stock Exchange, riportata dall’agenzia di stato cinese Xinhua, è che il gruppo aveva segnalato importanti problemi, inclusi cambiamenti nel contesto di supervisione ai servizi di tecnofinanza, che avrebbero potuto provocare il mancato rispetto dei requisiti di quotazione o dei criteri relativi alla corretta divulgazione delle informazioni. Ma secondo fonti citate da Bloomberg i regolatori hanno detto ai vertici di Ant Group che non ci sarà Ipo senza nuovi requisiti di capitale (e in particolare aumenti alle unità di microprestiti) e senza nuove licenze per operare su scala nazionale.

L’Ipo di Ant Group, affiliata del colosso dell’e-commerce Alibaba, che ne controlla il 33%, avrebbe dovuto portare al collocamento di azioni per 34,5 miliardi di dollari sia alla borsa di Hong Kong che a quella Shanghai. 

PER APPROFONDIRE – Tutti i veri motivi dello stop cinese ad Ant 

  • Pagamenti: più carte e meno contante, 8 italiani su 10 le usano e dicono no al cash 

A ottobre otto italiani su dieci hanno dichiarato di utilizzare frequentemente le carte di pagamento, seguite dalle quelle contactless, che sono ormai parte delle abitudini consolidate per il 78% degli italiani. È quanto è emerso dalla seconda edizione della ricerca “Paying digital, living digital: evoluzione dello stile di vita degli italiani prima e dopo il Covid-19” di Mastercard, realizzata in collaborazione con AstraRicerche.

Nella classifica degli strumenti di pagamento, sorprendono anche i dati relativi alla propensione di utilizzo futuro. Le carte di pagamento superano il contante e si attestano al primo posto, indicate da 79,8% degli italiani, segnando una crescita di +4% rispetto alle analisi elaborate solo qualche mese fa (giugno 2020). Le carte contactless, al secondo posto tra le preferenze degli italiani per i pagamenti futuri, raggiungono la stessa percentuale del denaro contante (68,8% contro 68,9%) e sono particolarmente apprezzate dalla fascia più giovane 15-24 anni (76%). Le più innovative forme di pagamento mobile in questa nuova fase di normalizzazione segnano un trend in crescita: +3,2% per i pagamenti via smartphone, seguita da un +1,9% per i pagamenti via APP dedicate, soprattutto nella fascia tra i 25-34enni (59%), e un +1,8% per i pagamenti realizzati attraverso APP bancarie che riscuotono il favore di oltre 1 italiano su 5 tra i 15 e i 44 anni.

NOTIZIA CORRELATA  Bonus cashback: ok del Consiglio di Stato 

Un importante passo avanti verso il cashback, il rimborso spese del 10% per chi paga in moneta elettronica i propri acquisti: lo scorso 6 novembre il Consiglio di Stato ha dato via libera allo schema di regolamento predisposto dal Governo. 

Il ministero dell’Economia sta mettendo a punto il Decreto ministeriale attuativo: la procedura dovrà funzionare soltanto attraverso l’app Io, che ha ottenuto il parere favorevole del Garante privacy. Il bonus rimborserà in denaro, con accredito sul conto corrente o sulla carta utilizzata per il pagamento, il 10% della somma spesa, ma occorrerà realizzare almeno 50 transazioni elettroniche per ogni semestre (anche con carte diverse, purché intestate allo stesso contribuente).

Il Governo intende partire a dicembre così da coprire il periodo intenso degli acquisti natalizi; il primo cashback sui pagamenti eseguiti dovrebbe arrivare a fine febbraio e valere (in deroga alla regola semestrale) fino a 150 euro per le spese effettuate nel trimestre da dicembre 2020 a febbraio 2021. Si attende nei prossimi giorni il provvedimento definitivo, insieme a quelli collegati e che vanno sempre nella direzione di favorire l’uso della moneta elettronica al posto del contante.

***Cybersecurity*** 

Dopo l’exploit del mese di giugno, con il lockdown appena concluso, ed i mesi estivi caratterizzati da un calo dei reati informatici, a settembre il cybercrime è tornato fortemente in azione. E’ quanto emerge dal terzo rapporto sulle minacce informatiche nel 2020 in Italia elaborato dall’Osservatorio sulla Cybersecurity di Exprivia.  

Dallo studio emerge che nel periodo luglio-settembre si sono registrati 148 eventi tra attacchi, violazioni della privacy e incidenti, rispetto ai 171 del periodo aprile-giugno e ai 49 tra gennaio e marzo. 

Rispetto al trimestre precedente è raddoppiato il numero di episodi riguardanti la pubblica amministrazione, tra i settori più colpiti con 34 attacchi, la metà dei quali nel solo mese di settembre, a causa della ripresa delle pratiche telematiche. Tra gli obiettivi preferiti dai criminali i Comuni, spesso non in grado di affrontare le minacce informatiche in maniera adeguata.

A seguire, con 23 episodi, il settore Finance (che registra rispetto al secondo trimestre dell’anno un aumento del +44%) che aveva già registrato un aumento esponenziale passando da un solo episodio nel primo trimestre ai 16 del secondo, segno del crescente interesse dei cyber-criminali per un settore redditizio.

Sotto i riflettori dell’Osservatorio anche il settore Industry (+33%), con attacchi che hanno riguardato in particolare le aziende energetiche e manifatturiere, spesso vittime di spionaggio industriale, e la Sanità, dove i fenomeni aumentano del 38%. Chiude la classifica dei settori più colpiti il retail, che ha visto quasi triplicare gli eventi negli ultimi tre mesi.

Tra i settori in calo si segnala l’Education, che subisce appena un quarto dei fenomeni rilevati nel trimestre precedente, per via della mancanza di attività scolastiche e universitarie in estate.

Dimezzati, inoltre, gli eventi registrati nella categoria Others, comprendente settori produttivi minori e altri ambiti, inclusi i sistemi di accesso alla Rete dei cittadini e le truffe nei loro confronti,oltre chegli attacchi ai profili social di personaggi pubblici.

Tra le tecniche più sfruttate dai cyber-criminali primeggia il phishing-social engineering (62 eventi) che colpisce in maniera particolare utenti distratti o con poca conoscenza delle modalità di adescamento tramite e-mail o social network. Seguono, entrambi con 37 eventi, i malware, il cui utilizzo è triplicato nel corso dei nove mesi e gli unknown, nuove metodologie sperimentate dagli hacker per non essere rilevati dai meccanismi di difesa tradizionali. 

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