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Infrastrutture di rete resilienti per lo sviluppo della mobilità intelligente

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Con l’emergenza sanitaria si è assistito ad un forte cambiamento della domanda di mobilità dei cittadini che rende necessario soprattutto per il TPL ridisegnare le attuali offerte in chiave innovativa. Ma promuovere una mobilità intelligente richiede potenziare gli investimenti nell’infrastruttura di rete del Paese. Il tema sarà discusso il prossimo 24 settembre durante la web conference di TIG.

Tra i diversi cambiamenti a cui si è assistito negli ultimi mesi, il Covid-19 ha modificato in maniera significativa il modo di muoversi delle persone. Una volta superato il lockdown, in cui, in seguito alle misure di contenimento dei contagi, si è assistito ad un quasi totale blocco della circolazione delle persone, nella prima fase di riapertura è stata, infatti, intercettata una nuova domanda di mobilità da parte dei cittadini che porterebbe a stimare una rimodulazione dell’intero settore anche per il lungo periodo.

Secondo un’indagine condotta a maggio 2020 dalla società di ricerca di mercato YouGov Italy e basata su un campione di 1,015 rispondenti, è emerso come, una volta terminato il lockdown, soltanto il 22% avrebbe ripreso ad utilizzare i mezzi pubblici con la stessa frequenza contro il 36% che ha dichiarato un minore utilizzo rispetto al periodo pre-Covid. Infine, il 5% del campione sostiene che farà ricorso al TPL molto spesso.

Figura. Utilizzo TPL dopo il lockdown

Fonte: TIG, Statista, YouGov Italy, 2020

Il trend non riguarda la sharing mobility (e in modo particolare la micromobilità) che, invece, continua ad essere apprezzata nonostante la diffusione della pandemia. A riportarlo è l’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility che ha condotto un’analisi su 12.688 cittadini di Roma, Milano, Torino, Bologna, Cagliari e Palermo (città in cui attualmente sono presenti servizi ed offerte relative alla sharing mobility).

In particolare dall’analisi, pubblicata a giugno 2020, emerge come, nonostante durante il lockdown la  sharing mobility abbia riportato una forte riduzione della domanda (pari a circa l’80%), i servizi di bikesharing e di monopattini in sharing hanno registrato in un mese crescite pari rispettivamente al 60% e 70%. In recupero, pur se in termini decisamente minori, anche il car sharing che, a giugno 2020, ha riportato una crescita del 30% rispetto al mese di maggio.

Lo studio rileva, inoltre, come il car sharing venga sempre più considerato una valida alternativa al TPL considerato ancora poco sicuro.

Tale contesto pone, dunque, per gli operatori mobili (attivi soprattutto nell’ambito del trasporto pubblico locale) la necessità di ricreare il “trust” dei passeggeri, prevedendo l’adozione e l’attivazione di misure che ne aumentino il livello di fiducia e ne migliorino la percezione sulla sicurezza.

Le forti perdite che ha subìto il TPL (e che presumibilmente continueranno ad impattare il settore anche se in maniera minore rispetto a quanto verificatosi nei mesi scorsi) inducono a ripensare alle attuali modalità di erogazione dei servizi di mobilità. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di avvalersi di strumenti tecnologici e in modo particolare al ricorso all’analisi dei dati per fornire informazioni precise in real time su assembramenti e dematerializzare il titolo di viaggio (così da evitare qualsiasi tipologia di contatto).

Creare un approccio data sharing per tracciare e monitorare gli spostamenti delle persone è, del resto, un’attività di estrema rilevanza, oltre che per i cittadini, anche per operatori sanitari, policy maker, ecc.. e in parte già presente nel Paese: si pensi ad esempio all’attività di contact tracing che viene svolta con l’app “Immuni” o a quanto effettuato da Google con i suoi “Rapporti sugli spostamenti della comunità” creati a partire dai dati aggregati ed anonimi di Google Maps per rilevare il livello di affollamento di un determinato luogo (es. parchi, supermercati, farmacie, ecc..).

Per ripensare il modo di viaggiare bisogna creare infrastrutture resilienti

Lo sviluppo della mobilità intelligente richiede innanzitutto di poter contare su un’infrastruttura di rete ad alta velocità, resiliente e che permetta lo scambio di informazioni in real time riducendo al minimo i tempi di latenza.

Nell’ambito della connettività, secondo l’ultima edizione dell’indice DESI, nel 2019 l’Italia ha ottenuto un punteggio pari a 57,6, occupando il 17esimo posto nella classifica complessiva (rispetto al 12esimo dello scorso anno). Nel dettaglio, dall’analisi emerge come la copertura delle reti fisse a banda larga sia aumentata (seppur di poco) fino a superare il 99,5 %. È stato rilevato, inoltre, un forte incremento per la copertura della banda larga veloce (NGA) che raggiunge adesso il 90 % delle famiglie e supera la media UE (83 %). Il Paese resta, tuttavia, ancora indietro nell’ambito della banda larga ultraveloce in cui, nonostante il lieve tasso di crescita registrato su base annua, riporta una percentuale del 24% (contro una media europea del 60%), ricoprendo il penultimo posto della classifica (27esima posizione su 28).

Elevata, invece, la performance registrata nell’ambito del 5G in cui il Paese, con riferimento al livello di preparazione all’implementazione delle reti di nuova generazione, raggiunge il quarto posto, riportando un valore pari al 60% (contro una media europea del 21%).

Fonte: DESI, 2020

Se, dunque, la connettività assume un ruolo sempre più rilevante rappresentando uno dei principali enabler del potenziamento e rafforzamento delle tecnologie di controllo della città (e soprattutto del livello di affluenza dei mezzi pubblici) nell’ottica di rispondere più velocemente e concretamente alla gestione delle emergenza, al Paese sarà richiesto un ulteriore sforzo per affrontare la questione in maniera efficace, evitando eventuali ritardi e soprattutto investendo in attività che permettano una digitalizzazione su ampia scala, impedendo l’accentuarsi di un digital divide già emerso in maniera ben evidente durante il lockdown.

Al riguardo, di recente, nella bozza delle “Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, l’aumento di potenza di connettività del Paese è stato indicato come uno dei principali ambiti in cui verrà destinata una parte dei fondi europei previsti dal Recovery Fund.

Non si dimentichi che gli stessi vertici europei hanno imposto come condizione necessaria per ricevere i fondi in questione l’impegno che venissero utilizzati per incentivare e supportare la digitalizzazione e lo sviluppo sostenibile nel Paese. Un paese che intende “(r)innovarsi” non può non iniziare dalle sue infrastrutture.

Tali tematiche saranno affrontate il prossimo 24 settembre nel corso della web conference “BIG DATA & AI PER SMART CITIES E MOBILITÀ SOSTENIBILE”, organizzata da The Innovation Group nell’ambito del Digital Italy Program 2020.

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