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La manutenzione con Mixed Reality, IoT e Intelligenza Artificiale: l’uomo rischia di diventare un mero esecutore

N. Settembre 2019

a cura di Emilio Mango
Amministratore Unico,
Indigo Communication

 

La realtà aumentata, o meglio ancora la sua variante denominata “realtà mista”, rischia di essere una delle tecnologie che avranno nel prossimo futuro il maggiore impatto non solo sul business, ma anche sul tessuto sociale dei Paesi più sviluppati.

Secondo Research and Markets, il comparto che fa riferimento alla realtà aumentata crescerà del 65% all’anno fino al 2024, e se la stima attuale del volume d’affari generato da hardware e software è di 1,5 miliardi di dollari a livello mondiale (che però salgono a 17,8 se si allarga lo spettro alla realtà virtuale), le previsioni più ottimistiche si spingono fino a ipotizzare che nel 2022 saranno sfiorati i 210 miliardi (ovviamente tenendo in considerazione non solo le vendite di hardware e software ma anche tutte le applicazioni correlate a queste tecnologie, dalla formazione alla manutenzione, dalla medicina all’intrattenimento).

Sono numeri importanti, che motivano l’impegno dei big in un settore, quello dei visori di realtà virtuale e aumentata (VR e AR), che fino a oggi ha visto luci e ombre, con prodotti annunciati e mai arrivati sul mercato e con vendite deludenti. Microsoft con HoloLens, Google con Google Glass e Facebook con Oculus Quest (ma limitato alla VR) sono a pieno titolo già sul mercato, mentre voci di corridoio danno Apple in recupero, con un annuncio imminente in questo settore.

Ma le implicazioni più importanti per il business e per la società arrivano dalle prospettive di crescita della realtà mista, che grazie alla potenza di calcolo oggi disponibile e alle prime applicazioni di intelligenza artificiale lascia intravedere scenari di grande impatto. Prendiamo ad esempio la manutenzione di impianti e apparecchiature. Grazie alla realtà mista (che, ricordiamo, consente di interagire con un ambiente formato sia da oggetti reali sia virtuali, che si relazionano seguendo le leggi della fisica) infatti, un individuo dotato di buona manualità potrebbe riparare un motore di un camion Volvo (è un caso concreto, già in fase avanzata di sperimentazione, osservato durante un evento mondiale organizzato quest’anno dalla multinazionale PTC negli Stati Uniti) semplicemente seguendo le istruzioni che appaiono sul proprio visore, inviate da remoto da un operatore specializzato, collocato dall’altra parte del mondo. In una fase successiva, le istruzioni potrebbero arrivare da un sistema esperto, in grado di dialogare direttamente con il motore, senza bisogno di scomodare nemmeno l’operatore umano da remoto.

Sono evidenti sia le implicazioni di business, vale a dire i vantaggi derivanti dalla manutenzione predittiva (grazie alle tecnologie IoT e all’A.I.) e dalle semplificazioni logistiche (non c’è necessità di prevedere lo spostamento dei tecnici) ma anche e soprattutto le implicazioni sul mondo della formazione e del lavoro: probabilmente in un futuro non troppo lontano non ci sarà più bisogno di tecnici specializzati, figure invece oggi molto richieste, perché la stragrande maggioranza delle attività di manutenzione potrà essere realizzata contando sull’auto-diagnosi delle macchine (connesse in rete), sull’intervento di sistemi esperti, sui visori di realtà aumentata e mista e, come ultimo anello della catena, sull’intervento di un operatore umano non necessariamente formato per intervenire su un dato tipo di macchinario o impianto.

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