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Open Banking significa sempre di più per le banche Open Innovation con Fintech e TechFin

N. Giugno 2019
  

a cura di
Ezio Viola
, Managing Director
e Carmen Camarca, Analyst
The Innovation Group

 

Open Banking non è sinonimo solo di PSD2, si tratta di un approccio strategico più ampio che abilità e sviluppa anche nelle banche i modelli di Open Innovation.

Da una recente ricerca condotta a livello europeo dall’ Acceleratore italiano Supernovae Lab presentata al nostro recente Workshop su Open Banking sono emersi diversi dinamiche. Non è più una questione di banche contro fintech, ma di chi riesce ad avere successo con i clienti, ci sono fintech che hanno ormai milioni di clienti e quindi il problema ma anche l’opportunità delle banche è capire come creare valore al cliente anche con le fintech.

L’innovazione può e deve portare le aziende in territori sconosciuti. L’obiettivo delle banche sarà in futuro quello di continuare a far efficienza ma anche far crescere i ricavi e quindi bisogna capire come e dove trovare i ricavi addizionali. Essendo le opportunità in molti casi in territori meno conosciuti, le banche devono capire bene cosa possono perchè l’innovazione ha il compito strategico di aprire la strada  anche verso territori difficili per strutture che sono state pensate per gestire altri business e quindi la vera sfida per le banche è avere una chiara visione di business e identificare le aree innovative di investimento.

Tra le aree più innnovative dove sono stati sviluppati in Europa progetti da banche sia tradizionali che nuove-banche digitali e fintech ci sono : Customer onboarding (KYC, KYB, customer engagement),  Transaction management (Payments, Cards, POS),   Investimenti e depositi (Wealth Management, Roboadvising), Lending & financing (Loans, SME’s Loans, Credit Scoring), Financial management (parte informativa e di servizi bancari – PFM, BFM, Account Aggregation).

 

Open Banking e Open Innovation insieme con  lo sviluppo degli investimenti in Fintech e Techfin stanno consolidando  alcuni macro trend nell’industria dei servizi finanziari. L’ecosistema di micro aziende e attività che stanno nascendo si sta autogovernando con un effetto che possiamo chiamare “mormorio dello stormo” in cui le diverse aziende collaborano tra di loro senza un centro unico. Inoltre c’è un effetto di atomizzazione dei servizi finanziari, con tante aziende che si stanno specializzando in singoli aree e la capacità di molte realtà è solo quella di mettere di comporre i pezzi, in una sorta di “Business Lego” logico.

Lo sviluppo di marketplace come “Innovation Supermarket” è in crescita:  stanno creando una serie di supermercati dell’innovazione, caratterizzati dalla presenza di diverse realtà, come ad esempio Fidor,  specializzate o da grande aziende come Mastercard o Visa, che stanno creando dei supermercati di API insieme a  Fintech.  Allo stato attuale le Fintech presenti sul mercato (Wallet, Mobile Pos, P2P Lending) sono in crescita ma molte di più ne arriveranno rispetto agli altri segmenti  dove il mercato è ancora  immaturo.

Un altro trend che si sta consolidando è quello della Ibridazione dei modelli di business. Si consideri, ad esempio, il processo del credito: questo, svolto in banca, prevede diverse fasi: info provider, tech provider, credit provider, account management, cliente. Ora si possono utilizzare altre informazioni, basarsi su una piattaforma Fintech (un esempio  è la collaborazione tra ING e Kabbage). Oppure può accadere che il credit provider può essere un’altra banca (come è avvenuto con N26) oppure può essere aperta al P2P Lending e l’account management è gestito da una challengers bank digitale.

I modelli che si stanno configurando sul mercato sono differenti: ibridizzazione vuol dire composizione di player che sono sul mercato e che si occupano di singole componenti del business. PSD2 obbliga le banche a mettere a disposizione dati attraverso APIs, e ciò induce tante banche e aziende che lavorano nel settore ad  aprire i propri sistemi informativi a terze parti per diventare più veloci, ospitare startup, offrire nuovi servizi, ridurre i costi dello sviluppo del loro sistema informativo.

Diverse possono essere le strategie verso il Fintech da parte delle banche: fare partnership con Fintech, fare partnership con acceleratori esterni,  fare investimenti di venture capital o private equity direttamente, creare incubatori all’interno della banca, creare digital factory e anche creare un’azienda separata e autonoma con una  Digital Bank.  Tra le principali banche europee più attive e che sono considerate best practice ci sono ad esempio: BBVA, che ha un approccio globale all’innovazione, BNP Paribas che ha creato un ecosistema con un network di incubatori, acceleratori, ING.  Ci sono però anche banche più piccole come Raiffeisen che ha creato un acceleratore nell’Est Europa, SPAR Nord, una piccola banca tedesca che ha deciso di aprirsi totalmente a prodotti di terzi, andando oltre la logica della PSD2, SNS che ha ribaltato l’approccio costruendo intorno al singolo cliente un personal banker attraverso un digital+human  journey  specializzato.

Le banche per rimanere competitive in un mercato dei servizi finanziari che si sta trasformando, in cui  diventa più complesso differenziarsi, le cui variabili sono meno prevedibili,  devono innovare i servizi che  devono  diventare  sempre più ibridati con servizi prodotti da terzi e  anche non bancari. Costruire e portare soluzioni personalizzate ai bisogni dei clienti e in cui diventano sempre più importanti la velocità di risposta, la semplicità, l’affidabilità, e la rilevanza per il cliente solo le sfide delle banche nei prossimi anni. Molti di questi temi saranno ripresi al nostro Banking Summit del 10-11 Ottobre prossimo.

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