N. Ottobre 2018
a cura di Julian McNeill
Analyst, The Innovation Group
È ormai risaputo che la produzione di dati, per così dire “grezzi”, è in crescita a livello esponenziale. Dalle immagini, ai video, all’audio, all’interazione human-machine, a quella machine-machine, i dati, che sono digitalizzazioni del mondo concreto a livello interazionale, raddoppiano ogni anno e mezzo.
In seguito a tali sviluppi, negli ultimi anni i dati sono stati spesso qualificati come “risorsa” o come “fattori produttivi”, al pari del capitale, fisico e umano, o del lavoro. Tuttavia, il fatto di associare la digitalizzazione alla produttività rende necessaria una riflessione sulla natura economica del dato. Focalizzandosi infatti sulla natura dei dati digitali e sugli utilizzi che se ne fanno, è possibile scoprire il significato che questa potenziale risorsa ha per l’economia, in generale, e per il mercato digitale in particolare.
In primo luogo, va chiarito che i dati in sé non posseggono alcun valore economico, ma costituiscono solamente una digitalizzazione, o una traduzione della realtà in numeri. Ad una crescita esponenziale della quantità di dati presenti nel mondo infatti non corrisponde in alcun modo una crescita economica. Generare un file video e custodirlo su una chiavetta, per esempio, non ha un valore economico di base perché i dati acquisiscono valore solamente nel momento in cui sintetizzano significati utili che sono poi sfruttati per produrre beni o servizi. È pur vero che alcuni dati grezzi vengono commercializzati a livello B2B, ma il loro valore è strettamente legato agli usi che se ne possono fare.
Rimanendo sull’esempio del video, le informazioni che esso contiene diventano economiche nel momento in cui viene protetto da copyright e viene venduto come bene, ad esempio un film, o nel momento in cui viene utilizzato per costruire un servizio di sicurezza in tempo reale. In quest’ultimo caso, il processo per il quale i dati acquisiscono un valore economico può essere riassunto in tre step fondamentali: input, analisi e output. I dati video sono raccolti, gestiti, analizzati (magari da un sistema AI creato per identificare crimini) e vengono poi utilizzati per prendere decisioni e per generare un servizio utile.
Ora, nonostante questa logica, l’economia dei dati intesi come fattore produttivo non sembra essere misurabile da un punto di vista economico, principalmente per le ambiguità, contraddizioni e complicatezze che tale sfida presuppone. Tuttavia, il solo fatto di ragionare in questi termini, combinato con una osservazione della realtà odierna, consente di percepire quanto i dati costituiscano un fattore fondamentale per un’economia avanzata come può essere quella italiana. È chiaro che a fronte di una supply di dati in crescita esponenziale, il vantaggio competitivo risiede nella capacità di analisi e tanto più queste saranno sviluppate, maggiore sarà l’importanza relativa dei dati per le attività e i processi produttivi.
Se dal punto di vista economico generale l’economia dei dati ha sicuramente un’incidenza sul PIL, che alcuni stimano essere in Italia l’1,52% nel 2016 con aspettative di crescita negli anni a venire, dal punto di vista del mercato digitale, il significato dell’economia dei dati è ben preciso. Difatti, le tecnologie che consentono di produrre dati in maniera massiccia e gli applicativi ed i servizi nati per analizzarli e farne un uso economico, sono mercati di cui si è vista una forte crescita negli ultimi anni. Il mercato degli Smartwatches in Italia, per esempio, ha fatto segnare un +90,1% composito negli ultimi due anni, mentre i servizi di cloud computing sono cresciuti del 33,9% nello stesso periodo.
Tanto più le competenze legate alle capacità di analisi crescono, e quindi tanto maggiori saranno le opportunità di fare economia basandosi sui dati, maggiore sarà l’importanza relativa che i dati possiederanno rispetto all’economia generalmente intesa. Allo stesso modo, maggiore sarà l’utilizzo dei dati nelle attività produttive dei vari settori economici, maggiore sarà la domanda sui mercati delle tecnologie e applicativi digitali. Questo circolo virtuoso, che ha al centro i dati e la possibilità di usarli in maniera economica, è il locus della trasformazione digitale e va pertanto osservato accuratamente, analizzandone i contenuti e stimolandone la crescita.
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