A cura di Camilla Bellini, Senior Analyst, The Innovation Group
Il nuovo anno inizia indubbiamente ereditando i grandi trend tecnologici degli anni passati: nel corso dell’anno si parlerà ancora di Cloud, di mobilità e di Customer Experience digitale, di analisi dei dati e dei nuovi trend infrastrutturali. Questo sarà vero soprattutto in Italia, dove a fronte di alcuni progetti già avviati, molte sono ancora le sfide per le PMI e, più in generale, per le aziende italiane. Se infatti, da un alto, cominciano a comparire anche aziende italiane tra i nomi delle references a livello mondiale di vendor internazionali (si pensi all’ormai noto caso studio di Enel e AWS) e si consolidano le iniziative multi- canale delle grandi banche e dei grandi brand, dall’altra tarda ancora ad emergere una consapevolezza diffusa del digitale da parte delle aziende del Bel Paese; molto spesso prevale un atteggiamento di fatalità nei confronti delle nuove tecnologie e dei nuovi trend: verranno adottati quando sarà ormai inevitabile, benché per il momento prevalga tra i più una sorta di generale senso di diffidenza e di rifiuto del “nuovo”.
A fianco del consolidamento dei nuovi trend, emergono però le vere “new entry” del mercato digitale, dall’IoT, alla realtà aumentata e alla realtà virtuale, alla blockchain, fino a giungere ai nuovi trend infrastrutturali e applicativi, dal software-defined- networking, alle Application Programming Interfaces fino ad arrivare ai metodi di sviluppo agile e devops. Queste indubbiamente saranno le buzzwords di quest’anno benchè, d’altra parte, si faccia fatica a comprendere come progetti in questi ambiti possano vedere la luce senza effettivi investimenti e sviluppi di paradigmi quali il Cloud o gli Analytics, solo per citarne alcuni. Probabilmente è ancora in quei paradigmi in cui occorre investire, su cui occorre portare finalmente l’interesse delle aziende, in una logica di “ora o mai più” che deve avverarsi per il 2017. Il Cloud deve infatti smettere di essere percepito come elemento inevitabile ma rinviabile, deve essere una volta per tutto percepito come elemento abilitante nuove funzioni e nuovi business all’interno delle aziende: l’evoluzione tecnologica, una volta affrontata con la positività del caso, può portare a vantaggi sostanziali che non possono essere trascurati ancora a lungo.
Quest’anno sarà poi l’anno per l’Italia dell’Industria 4.0. Dalla Legge di Bilancio e dalle pagine dei giornali, si dovrà cercare di tradurre, all’interno delle imprese italiane, la logica del digitale applicato alle fabbriche, agli impianti produttivi e alla supply chain: Governo e opinione pubblica si aspettano forti investimenti in questi ambiti, anche se fondamentale sarà l’incremento delle competenze e della capacità progettuale disponibili all’interno del Paese; senza questi presupposti, lo sviluppo sarà probabilmente più lento e i risultati attesi più diluiti nel tempo. A questo riguardo, inoltre, ancora da verificare sarà l’impatto dell’iniziativa sulla componente più prettamente ICT, sulla spesa per software e servizi, così come sull’effettiva applicazione di questi al fine di promuovere lo sviluppo tecnologico del mercato italiano.
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