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Dal Web semantico al business2machine abilitato da bitcoin e Blockchain

INTERVISTA di Simona Macellari, Associate Partner, The Innovation Group a Marco Amadori, CEO di Inbitcoin e ricercatore presso Blockchainlab

Amadori

Marco che cosa è il business2machine – b2m – e come mai l’industria sta scommettendo sulla singolarità commerciale?

Il business2machine prefigura dei software che interagiscano commercialmente tra loro, che gestiscano risorse finanziarie, che possano possedere denaro e spenderlo: concetto fino ad oggi riservato alle persone fisiche o giuridiche. Dato che ora è possibile avere una moneta basata sulla matematica, il bitcoin, i software potranno utilizzare i bitcoin, non potendo ricorrere a circuiti e valute tradizionali in maniera Open e Trustless: i vecchi soldi mancano di Innovazione Aperta ed inoltre l’effetto “garage” di Internet era precluso al mondo finanziario, economico e della certificazione, per elencare i più caldi ora lato bitcoin e blockchain.
Oggi ci sono servizi di API (application programming interface) che sono pagati in bitcoin, ma questo è ancora il vecchio mondo: un programmatore o un’azienda che tramite un software ottiene un bene o un servizio pagando in bitcoin. Il nuovo, quello che allo stato dello sviluppo tecnologico attuale è immaginabile sono software che iniziano a fare scambi commerciali tra loro, avendo un budget e un algoritmo, magari distribuito, per gestirlo. Software significa sia che un Distributore Automatico di bibite potrà riempirsi autonomamente dal mercato ma anche che, in un futuro non troppo lontano, il tuo frigo potrebbe avere un debito nei confronti della lavatrice…
Immaginiamo una versione potenziata del web semantico, cioè del web usufruibile dalle macchine, visto come un unico database i cui dati si portano dietro le informazioni semantiche, per cui il famoso 45 non è solamente un numero ma sono 45 kg di peso di un individio che abita in Liguria e fuma Pall Malle e tutte le altre proprietà che possono essere associate ad una rete di relazioni tra significati.. In questo web semantico potenziato i software esporranno le loro offerte commerciali, e anche i motori di ricerca sapranno automaticamente che prodotti forniranno e il prezzo a cui li vendono.
E questo cambierà anche il marketing, perché le leve azionabili non potranno essere quelle che colpiscono le emozioni, dato che i software non hanno (per ora!) emozioni e le loro decisioni si fondano solamente su scelte razionali!.
Ovvio che la parte emotiva non potrà essere eliminata completamente, visto che i software potranno essere programmati e/o ottenere un vantaggio competitivo con restrizioni da classici rapporti interaziendali; ad esempio “preferisci le aziende con cui lavoriamo da almeno cinque anni rispetto ad altre aziende” in modo tale da fargli preferire non il migliore dei provider in assoluto ma la miglior azienda all’interno di un pool di preselezionati, che magari portano vantaggi su altri rami o in altri lassi di tempo. Insomma, agenti di mercato programmabili, anche Human Assisted..

Ma questo business2machine – b2m – sarà limitato alle transazioni di qualche “nerd” o diverrà un mercato?

Le interazioni tra software sono in aumento esponenziale, per cui l’humus su cui potrebbe fiorire il b2m è a crescita geometrica. I contorni del fenomeno sono ancora sfumati, per cui è molto difficile fare previsioni.
Si posso riportare le previsioni elaborate durante “Money 2020” del 2013, dove per la prima volta si è teorizzato lo sviluppo del B2M, che prevedono che nei prossimi 10 anni il volume complessivo delle transazione tra software e software raggiungerà il volume di transazioni che sono poste in essere fra persone e persone e aziende.

Quali mercati potrebbero essere il target preferenziale per il b2m?

L’universo IoT è il candidato ideale. Già le tecnologie enterprise dell’IOT sono rapidamente diventate tra le prime ad adottare tecnologie blockchain perché possono consentire uno scambio sicuro, trustless di messaggi tra dispositivi in una rete degli oggetti: ad esempio, dispositivi intelligenti in una piattaforma petrolifera possono scambiarsi dati per regolare il funzionamento in base alle condizioni atmosferiche.
In questo scenario, possiamo facilmente immaginare dispositivi intelligenti in un impianto di produzione che possono effettuare ordini per riparare alcune delle sue parti, senza la necessità dell’intervento umano o centralizzata, e possano selezionare e pagare – molto più facile farlo con una moneta matematica- il fornitore.
Oltre a questi, tutti quei settori in cui vi sono sensori e software che interagiscono sono i mercati in cui queste tecnologie verranno sperimentate per primi.

Stai disegnando un domani che è di là da venire o un domani che è a poche albe di distanza?

I semi sono già stati gettati, visto che IBM e Samsung hanno sviluppato un proof of concept per ADEPT ( Autonomous Decentralized Peer-to-Peer Telemetry) per costruire soluzioni decentralizzate IoT facendo leva sulla blockchain e i bitcoin: un apparecchio come una lavastoviglie potrebbe avviare “contratti intelligenti” per impartire comandi al provider di detergente, avendo la capacità di pagare per l’ordine. Oppure Filament, la start up che attraverso un apparato hardware radio crea delle reti senza fili per controllare qualsiasi tipo di sistema, dalle luci di una città all’antifurto di un’azienda, fruttando blockchain, e bitcoin prevedono pagamenti tra macchine per consentire l’accesso a dati specifici.

Se le transazioni tra software crescono esponenzialmente la quantità limitata dei bitcoin – limite fissato 21 milioni di monete – non costituirà una barriera all’adozione del B2M?

Innanzitutto le transazioni possono essere divise in sotto-unità più piccole, come ad esempio i bit – ci sono 1,000,000 di bit in 1 bitcoin. I bitcoin possono essere divisi fino a 8 posizioni decimali (0.00000001) e potenzialmente anche in unità più piccole se in futuro sarà necessario, in seguito ad un apprezzameto incredibile del bitcoin.
E poi ci sono in arrivo le sidechain o anche le Lightining Networks, soluzioni che permetteranno di gestire anche milioni di operazioni di secondo a costi pressoché nulli, permettendo finalmente applicazioni pervasive di NANOPAGAMENTI.

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