La paura di una seconda ondata del virus fa volare il numero di download dell’app Immuni che nel frattempo adesso diventa disponibile anche all’estero. Al via l’accordo Nexi-Sia mentre Bruxelles si pronuncia sulla data protection.
[EFFETTO COVID19 IN ITALIA: IL CONTACT TRACING E LE STIME SUL PIL]
App Immuni dal 17 ottobre funzionerà anche all’Estero, in che modo?
L’App Immuni si estenderà oltre il confine nazionale: dal 17 ottobre, infatti, l’applicazione per il tracciamento dei contagi funzionerà anche in altri paesi con il roaming a cominciare da Germania e Irlanda. Per poter usare l’app è necessario fare un aggiornamento in modo da integrare le nuove funzioni.
Finora tutte le notifiche di esposizione di Google e Apple dell’Ue non riuscivano a interagire l’una con l’altra perché il sistema di tracciamento non funzionava a causa di problemi di interoperabilità e di scambio delle informazioni. L’Europa ha quindi lavorato per risolvere questa situazione è si è dotata di un interscambio “Gateaway” che permette di ricevere dai database di ogni paese i codici di chi è risultato positivo al covid e li condivide con altri. Le informazioni resteranno private e anonime e non si potrà risalire all’utente in quanto il loro scambio avviene sulla base della tecnologia bluetooth e non prevede la geolocalizzazione dei contatti.
PER APPROFONDIRE
– Appello di Conte e Speranza per scaricare l’App Immuni: “Farlo è un obbligo morale”
– Operazione Immuni: la app è da rianimare
– Immuni, oltre 350 mila download negli ultimi due giorni: superati i 7 milioni
La seconda ondata del Covid può costare oltre 3 punti di Pil e la ripresa slitta al 2022
Pil e pandemia camminano insieme e così una seconda ondata del Covid con boom di contagi e ospedali sotto pressione nei prossimi mesi potrebbe costare oltre 3 punti di Pil nel 2021 e 1,5 in quello di quest’anno, con la ripresa che a questo punto si vedrà davvero solo nel 2022. A disegnare questo possibile scenario è il Governo nella Nadef (la Nota di aggiornamento al Def) attesa il prossimo 5 ottobre in serata. Nella bozza l’Esecutivo rende note le sue previsioni aggiornate che, come anticipato dal ministro dell’Economia Robero Gualtieri, prevedono una decrescita del Pil per quest’anno del 9%, una crescita al 6% nel 2021, del 3,8% nel 2022 e del 2,5% nel 2023. Ipotesi, queste, però che potrebbero essere rimesse in discussione da un eventuale recrudescenza del Covid.
[BANCHE E FINTECH]
Nexi-Sia, via libera alle nozze. Nasce il primo colosso europeo dei pagamenti digitali
Via libera alle nozze tra Nexi e Sia. I Cda delle due società hanno approvato il memorandum of understanding con il progetto per la fusione che fa nascere il maggior gruppo dell’Europa continentale dei pagamenti digitali, per numero di merchants (circa 2 milioni), numero di carte (120 milioni) e per numero di transazioni acquiring e per numero di transazioni di pagamento cross-border (numero complessivo di transazioni annue processate pari a oltre 21 miliardi). La nuova società beneficerà di ricavi aggregati pari a 1,8 miliardi, di un Ebtda aggregato pro forma di 1 miliardo e di Operating Cash Flow pari a 0,8 miliardi.
Per la Cassazione i bitcoin sono “un prodotto finanziario”, non solo una moneta
La Cassazione ha stabilito con una sentenza definita “storica” dagli esperti in materia che i bitcoin sono dei prodotti finanziari e quindi disciplinati dal Tuf (Testo Unico sulla Finanza) qualora vengano commesse delle violazioni da chi li utilizza.
A innescare l’intervento della Suprema Corte è stato il caso di un imputato accusato di aver promosso “in modo spinto” l’acquisto di Bitcoin attraverso il suo sito web, vendendo la criptovaluta attraverso una piattaforma internazionale che si occupa di far incontrare domanda e offerta. A far attivare la cassazione, nello specifico, è stato il ricorso presentato contro la decisione sul caso del Tribunale del riesame di Milano, in cui la difesa dell’imputato sosteneva che «poiché le valute virtuali non sono prodotti di investimento, ma mezzi di pagamento, sono sottratte alla normativa in materia di strumenti finanziari», una tesi, dunque, adesso smentita.
[DATA INNOVATION]
Come Bruxelles aggredirà Amazon, Apple, Microsoft, Google e Facebook con il Digital Services Act
Bruxelles è pronta a regolamentare le più grandi società tecnologiche della Silicon Valley.
Tre documenti interni della Commissione europea indicano che la Commissione europea sta elaborando un’ampia gamma di strumenti legislativi (Digital Services Act) per vietare comportamenti anticoncorrenziali. Tra questi sono previste una serie di iniziative per obbligare le big tech a proteggere maggiormente i propri utenti da contenuti e attività illegali.
A riportarlo è il Financial Times che, citando la bozza del documento, riporta: «aziende come Amazon e Google non potranno usare i dati raccolti sulle loro piattaforme….per le proprie attività commerciali….a meno che non rendano questi dati accessibili agli utenti business attivi nelle stesse attività commerciali“.
Il Digital Services Act è la prima grande revisione dell’approccio dell’Ue alla regolamentazione di Internet da due decenni. In questo modo Bruxelles spera di stabilire standard globali per l’economia digitale e di affrontare i vantaggi radicati di cui godono le big tech statunitensi. La versione finale del documento sarà presentata a fine anno dalla commissaria antitrust dell’Ue Margrethe Vestager.
Intelligenza artificiale etica: a che punto siamo?
Per poter sfruttare al massimo la capacità dell’intelligenza artificiale di trasformare positivamente società e ambiente, le organizzazioni devono concentrarsi su come affrontare le sfide di carattere etico. È quanto emerge da un nuovo report del Capgemini Research Institute, AI and the ethical conundrum: How organizations can build ethically robust AI systems and gain trust, secondo cui la percentuale di clienti che credono che le organizzazioni siano completamente trasparenti riguardo a come usano i loro dati personali è scesa dal 76% del 2019 al 62% di oggi. Lo studio rileva inoltre che solo il 53% delle organizzazioni ha un leader a cui è affidata la responsabilità di garantire un’intelligenza artificiale etica. Inoltre, sia la governance e la responsabilità per l’AI sia l’implementazione di strumenti e strutture concrete per lo sviluppo e l’utilizzo dei sistemi di AI, comportano costi elevati per le organizzazioni.
Il report rivela che, nonostante le organizzazioni abbiano una maggiore consapevolezza per quanto riguarda i temi etici, i progressi nell’implementazione di un’intelligenza artificiale etica sono stati inconsistenti. Ad esempio, nelle indagini degli ultimi due anni, quasi la stessa percentuale di dirigenti ha dichiarato di aver adottato misure per la costruzione delle dimensioni di “fairness” (imparzialità, 65% nel 2020 e 66% nel 2019) e “auditability” (verificabilità, 45% nel 2020 e 46% nel 2019) dei loro sistemi di AI, mentre la trasparenza è scesa dal 73% al 59%, sebbene il 58% delle aziende dichiari di aver sensibilizzato i dipendenti sui problemi che possono derivare dall’utilizzo dell’AI.
Dalla ricerca emerge inoltre che il 70% dei clienti desidera una chiara spiegazione dei risultati e si aspetta che le organizzazioni forniscano interazioni di AI che siano trasparenti ed eque.