N. Novembre 2018
a cura di Roberto Masiero
Presidente, The Innovation Group
Il 26 Novembre si apre in Campidoglio il “DIGITAL ITALY SUMMIT 2018”, il più prestigioso evento italiano sullo stato e le prospettive del digitale nel nostro Paese (https://bit.ly/2IxTBIi), che quest’anno ha per titolo: “BUILDING A DIGITAL NATION”.
Nella Introduzione al Rapporto Annuale che verrà presentato in occasione del Summit, che qui pubblichiamo, ne anticipiamo alcuni temi.
2018: L’anno del grande Reset.
L’anno che sta concludendosi ha registrato una specie di “tempesta perfetta”: le profonde trasformazioni economiche e sociali indotte dal digitale si sono inserite, infatti, in un quadro dominato a livello internazionale da una flessione della crescita particolarmente sensibile nel nostro Paese, che ha vissuto in parallelo una radicale discontinuità di Governo.
Potremmo senz’altro definire il 2018 come “l’anno del grande reset”.
Diversi fattori di discontinuità convergono infatti a determinare cambiamenti profondi, talora drammatici, che si concentrano in questo ristretto lasso temporale, fattori tecnologici, economici e politici. Limitandoci solo ai principali:
1) L’economia dei dati diventa “reale”: l’economia dei dati, delle piattaforme e l’Intelligenza Artificiale vengono ad assumere rapidamente un ruolo chiave nella trasformazione dei modelli di business delle imprese e nella nascita di nuovi Ecosistemi.
2) Molti episodi, in primis Il caso Cambridge Analytica, hanno tuttavia mostrato in tutta la sua evidenza la precarietà di questo nuovo mondo finora privo di regole chiare e condivise. Il GDPR ha cominciato tuttavia a mettere ordine in questa specie di Far West dei dati e a proporsi come la baseline della regolamentazione a difesa della privacy, non solo in Europa ma anche sui mercati internazionali, imponendo però un salto qualitativo nei sistemi di controllo della Imprese e delle Pubbliche Amministrazioni.
3) Frammentazione nel mondo delle imprese e discontinuità nel mercato del lavoro: Gli ultimi dati Istat evidenziano da una parte il recupero dei livelli di occupazione – salvo una battuta d’arresto nell’ultimo trimestre – ma dall’altra una profonda trasformazione del lavoro, in cui si diffondono sempre più forme di lavoro flessibile e/o precario, mentre il digitale tende a dissolvere la distinzione fra molte forme di lavoro manuale e di lavoro intellettuale.
4) Nel mondo della Pubblica Amministrazione si evidenzia un gap crescente fra le eccellenze digitali di alcuni territori e il “ventre molle” che caratterizza ancora la grande maggioranza delle situazioni, aggravata dal mancato ricambio del personale e dall’assenza delle necessarie competenze digitali.
5) Nel nostro Paese infine il risultato elettorale dello scorso marzo segna un completo stravolgimento dei vecchi equilibri politici e, dopo una lunga incertezza, l’affermazione di una coalizione di governo completamente nuova, con nuove priorità, nuove politiche e nuovi progetti, destinati ad avere una profonda influenza sul mercato e sull’industria del digitale.
Questo Rapporto si è proposto di cogliere questa tensione fra presente e futuro prossimo attraverso la combinazione dei risultati delle nostre ricerche e le testimonianze di molti protagonisti. Ne risulta un quadro articolato, uno spaccato del difficile processo di transizione del nostro Paese che richiede scelte chiare per una forte accelerazione del processo complessivo di innovazione digitale.
2019: L’anno della grande Sfida.
Il rallentamento dell’economia internazionale e quello ancor più accentuato dell’economia italiana nel 2018 hanno portato a rivedere, nella Nota di aggiornamento del DEF (Documento di Economia e Finanza), la crescita del PIL per il 2018 prevista nello “Scenario Tendenziale” dall’1,5 all’1,2% – mentre le previsioni per il 2019, il 2020 e il 2021 sono state ridotte rispettivamente allo 0,9 all’1.1 ed al’1.1%.
A fronte di questa prospettiva di sostanziale stagnazione “a bocce ferme”, la manovra del Governo prevede all’interno dello “Scenario Programmatico” contenuto nella Nota di Aggiornamento del DEF una serie di interventi, che al momento in cui scriviamo sono ancora in discussione, ma che hanno comunque l’obiettivo di portare il tasso di crescita del PIL all’1,5% nel 2019, 1,6% nel 2020 e 1,4 % nel 2021.
Non è qui la sede per entrare nel dibattito sulla sostenibilità di questi tassi di crescita. Si tratta senz’altro di una grande sfida, dal cui successo dipendono gli equilibri finanziari del nostro Paese, la competitività delle nostre imprese e la sostenibilità delle nostre politiche sociali.
Ci interessa invece evidenziare le relazioni che intercorrono tra lo “Scenario Tendenziale” e il “Quadro Programmatico” – che include gli effetti dei vari interventi previsti – e i relativi impatti sull’accelerazione del processo di innovazione digitale del Paese, a livello del sistema delle Imprese, della Pubblica Amministrazione e del Terzo Settore.
In che modo dunque il Digitale può contribuire al successo della “Grande Sfida“ ed a quali condizioni questa può a sua volta favorirne lo sviluppo?
Possiamo per ora osservare che i settori tecnologici tendono a comportarsi come settori ciclici, e quindi a sovra-performare il tasso di crescita del PIL nei momenti di ripresa/ espansione e a sotto-performare nei periodi di rallentamento o di recessione.
Vero è che i diversi settori tecnologici reagiscono in modo diversificato alle variazioni del ciclo economico (ad esempio, i servizi di telecomunicazione tendono a comportarsi maggiormente in modo anticiclico: in caso di una contrazione del reddito disponibile, è più probabile rinunciare a comprare un nuovo smartphone che rinunciare alla connessione..); e tuttavia, in conseguenza della prevista flessione del tasso di crescita del PIL 2018 da 1.5 a 1.2%, noi concordiamo sulle previsioni con altri osservatori e riteniamo che il tasso di crescita del mercato italiano dell’ICT sarà più vicino al 2.3 che al 2.6 previsto precedentemente.
La “Sfida” della crescita del PIL dallo 0,9 all’1,5% prevista dallo scenario programmatico del Governo avrà quindi implicazioni di due tipi sulla crescita del mercato ICT e quindi sulla diffusione dell’innovazione digitale nel nostro Paese, a seconda di come il Governo deciderà di impostare la manovra:
- L’impatto sarà tanto più positivo quanto più la componente degli investimenti in infrastrutture sarà elevata nel complesso della manovra, e quanto più saranno rafforzate le politiche industriali (e in quest’area è importante non solo il mantenimento delle misure previste da Industria 4.0, ma anche la sua estensione all’area dei servizi e della formazione, che dalle ultime informazioni pare tuttavia non essere prevista dalla manovra)
- Se invece il Pil continuerà a crescere secondo lo scenario tendenziale, se la crescita economica rimanesse gracile, potrebbe evidenziarsi il rischio che la spesa ICT venisse vista prevalentemente come una occasione per il taglio dei costi e per la realizzazione di “efficienze a breve” – con il rischio di una flessione del mercato ICT che potrebbe assumere dimensioni veramente preoccupanti.
- Non ci convincono dunque a questo proposito le previsioni di altri osservatori che prevedono tassi di crescita dal 2.8 al 3.1% per i prossimi due anni, sulla base di una supposta assenza di correlazione tra il ciclo economico e la domanda di nuove tecnologie, che ci sembra non confermata dai fatti.
Ma quali sono le direttrici di sviluppo necessarie per l’accelerazione del processo di innovazione digitale – e per esaltare a sua volta il contributo del digitale alla crescita del PIL e alla competitività del Paese?
Le prime decisioni del Nuovo Governo e gli interventi concreti previsti dal Disegno di Legge di Bilancio.
Con la nomina di Teresa Alvaro e di Luca Attias rispettivamente a Direttore Generale dell’Agid e a Commissario Straordinario all’Agenda Digitale sono state poste a capo di queste strutture due persone di diverse storie e personalità, ma di provata esperienza e professionalità.
Rimane per ora aperto il problema della Leadership, non tanto fra queste persone – che pure riportano la prima al Ministro per la Funzione Pubblica, la seconda alla Presidenza del Consiglio – ma al di sopra di esse. Non si evidenzia ancora una visione, una strategia di trasformazione digitale del nostro Paese: quel “Digital Czar” che sia in grado disegnare e pilotare la complessiva trasformazione digitale del nostro Paese. La dicotomia fra Agid e Team per la Trasformazione Digitale non pare risolta, così come ancora non si percepiscono l’esigenza e l’urgenza di affrontare il tema dell’innovazione digitale come condizione per la crescita e la competitività del Paese, a di là del miglioramento dell’ordinaria amministrazione.
L’obiettivo è ben presente nelle dichiarazioni del Governo: In una nota di Palazzo Chigi si afferma: “L’obiettivo di tutto il Governo è pervenire a un’Italia de-burocratizzata e digitalizzata, attenta ai bisogni dei cittadini, in un quadro di stabilità finanziaria e di sviluppo sociale ed economico”.
Alcuni interventi concreti sono certamente previsti all’interno del Disegno di Legge di Bilancio. Passiamo brevemente in rassegna i principali:
- Un fondo ad hoc per le tecnologie di Intelligenza Artificiale, Blockchain e Internet of Things, con una dotazione di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021.
- Viene prevista una figura di “voucher manager” per le piccole e medie imprese, con un contributo fino a 40mila euro, incrementato a 80mila per le reti d’impresa, per prestazioni consulenziali specialistiche finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale
- Viene istituito presso il MISE, un “Fondo per il sostegno al Venture Capital (VC)”, con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2021 e di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2025, che possa investire a sua volta in Fondi di VC.
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